Il Rotary club ricorda con la poesia i suoi 30 anni – Lo Stradone

Il Rotary club ricorda con la poesia i suoi 30 anni

L’abbattimento dei confini e, quindi, l’unione dei popoli nel rispetto della diversità, il recupero delle proprie radici socioculturali, la solidarietà e la speranza costituiscono la «tensione ideale» del Rotary club che, il 21 agosto, ha ricordato i suoi trent’anni. I festeggiamenti hanno previsto la recita di poesie in lingua italiana e in vernacolo da parte di partecipanti anche esterni all’associazione.
Ha introdotto la serata di poesia la dottoressa Teresa Gentile, pedagogista e giornalista. Presenti inoltre, tra i partecipanti martinesi, Chiara Maria Palazzo, Chino Giuliani, Fiettina Lella Carrisi, Rosa Zito,Vito Carbotti, Lucia Torricella, Elena D’Arcangelo, Lina Chiarelli, Benvenuto Messia, Francesco Losavio, Giovanni Nardelli, Antonio Fumarola, Raffaello Mastrolonardo, Antonio Basile, Norma Fumarola, Cinzia de Bellis. E, ancora, Giuseppe Zanghi (Taranto), Antono Cicarrese (Copertino), Pina Altavilla (Taranto), Giuseppe Stragapede (Alberobello), Francesco Losavio (Massafra), Carla Giorgi Speciale (Milano), Raffaello Mastrolonardo (Bari), Alberto Quarta (Lecce), Kizela Kuruschi (di Tirana), Anna Maria Caroli Ciriuolo (Napoli).
Per Teresa Gentile “tutti i poeti che hanno partecipato a questo singolare incontro, privo d’ogni forma di competizione ma basato sul dono reciproco della “parola poetica” hanno dimostrato d’essere animati da una identica passione per l’espressione poetica che è in loro molto simile a benefico fuoco catartico, capace di dar calore e luce alla vita stimolando riflessioni in cui convivono in modo costruttivo ragione, intuizione, sentimento, emozione, cultura e tensione ai valori”.
L’augurio implicito, da me colto, è che questi valori, espressi attraverso la poesia, possano davvero incarnarsi nella realtà locale ma anche globale. E questo in un periodo storico in cui l’inevitabile incontro tra culture, l’educazione al rispetto umano, la chiarezza circa i confini dell’identità, la ricerca della speranza (non posso, qui, non fare menzione alle due giovani vite spezzate nell’estate ancora in corso. Episodio tragico che ha confermato il mio dubbio personale su una sempre più diffusa e strisciante cultura della disperazione), sono i ponti e gli ormeggi se davvero si vuole credere in un futuro. E, quindi, scegliere la vita.

Annalisa Scialpi