Olio di palma: che prodotti portiamo sulle nostre tavole? – Lo Stradone

Olio di palma: che prodotti portiamo sulle nostre tavole?

Da qualche tempo non si sente parlare di altro, demonizzare l’olio di palma nel paese del buon cibo, e della rinomata dieta mediterranea ha scatenato una vera e propria ricerca del prodotto “palm oil free”.

L’Istituto Superiore di Sanità è stato l’ultimo ad esprimersi con un documento ufficiale sull’eventuale tossicità dell’olio in questione. E’ opportuno premettere che nessun ingrediente è definibile come “tossico” di per sé, e che gli eventuali effetti negativi sulla salute vanno misurati sulla base dei livelli di esposizione. E’ altresì evidente che la valutazione degli effetti sulla salute di un alimento o ingrediente non può prescindere dall’analisi dello stile di vita. A tutt’oggi la letteratura scientifica non riporta l’esistenza di componenti specifiche dell’olio di palma capaci di determinare effetti negativi sulla salute, ma riconduce questi ultimi all’elevato contenuto di acidi grassi. L’olio di palma deriva dalla polpa del frutto della palma da olio (Elaeis guineensis), in forma grezza è anche conosciuto come olio di palma rosso per la sua colorazione derivante dall’elevata presenza di carotenoidi. In Europa l’olio di palma è utilizzato dopo raffinazione, quindi nella forma incolore. Anche dai semi della palma si ricava un olio, utilizzato quasi esclusivamente per prodotti dolciari. La palma da olio è coltivata esclusivamente nelle zone tropicali umide in particolare viene prodotto in Indonesia e Malesia, il suo impiego avviene per 1’80% nel settore alimentare, per il 19% nel settore dei cosmetici e prodotti farmaceutici. Tuttavia, è costituito quasi per il 100% di lipidi, la percentuale di acidi grassi saturi si aggira intorno al 50% , il restante 50% è rappresentato da acidi grassi insaturi. Oltre agli acidi grassi, l’olio di palma grezzo contiene vitamina E, carotenoidi, e fitosteroli.

Il contenuto di acidi grassi saturi è superiore alla maggior parte degli altri grassi usati in alimentazione, quali olio di semi di girasole, olio di soia e margarine vegetali. Solamente il burro ha un contenuto percentuale di acidi grassi saturi simile a quello dell’olio di palma. Per molto tempo, come ingrediente lipidico sono state impiegate le margarine, l’olio di palma ha trovato largo impiego in sostituzione di tali ingredienti, considerati dannosi per la salute, a cui è attribuito un incremento di rischio cardiovascolare.

Le matrici grasse solide trovano impiego in numerosi prodotti alimentari in quanto contribuiscono a conferire gusto, e croccantezza; inoltre sono più resistenti ai processi di ossidazione e irrancidimento. Nell’uomo un eccessivo consumo di acidi grassi saturi determina un innalzamento dei marcatori di rischio cardiovascolari, in particolare del colesterolo. Il consumo alimentare dell’olio di palma aumenta la concentrazione plasmatica del colesterolo totale. Infine si ritiene che gli acidi grassi della dieta possano essere dei modulatori dello stato infiammatorio cronico in presenza di obesità. È inoltre da sottolineare che numerosi studi suggeriscono l’associazione tra consumi eccessivi di acidi grassi saturi e patologie ossee ed altre patologie come neoplasie. Su queste basi, si raccomanda che la quota calorica fornita dagli acidi grassi saturi non superi il 10% delle calorie totali.

Tocca al consumatore scegliere da che parte stare, tutelare la propria salute, scegliere gli alimenti che reputa migliori, schierarsi contro i disboscamenti, portare alta la bandiera del “prodotto bio” 100%, vero è che tutto ciò che compriamo cela conservanti ed ingredienti spesso e volentieri poco naturali…a voi l’ardua sentenza!

Emanuela Saracino
*Ricercatrice presso Consiglio Nazionale delle Ricerche