Coletta spiega le ragioni delle sue dimissioni: “Non è un addio, ma un arrivederci” – Lo Stradone

Coletta spiega le ragioni delle sue dimissioni: “Non è un addio, ma un arrivederci”

Stefano Coletta spiega le ragioni delle sue dimissioni con questo post sul suo profilo Facebook:

Sia chiara una cosa: non mi arrendo mica. Anzi, il mio gesto è un rilancio. È un sacrificio personale che spero possa servire a tutti.

Ho combattuto e mi sono scornato, chiedendo a tutti solo una cosa: risolvere anche i piccoli problemi dei cittadini con celerità. Il mio modo di fare è stato questo per 6 anni: trovare sempre la soluzione in pochi minuti, anche se fosse significato raccogliere una busta o prendermi un cane randagio in campagna. Insomma, una soluzione, SEMPRE.

Già da dicembre avevo palesato difficoltà, ma sono state messe da parte, come la polvere sotto il tappeto. Lo stesso assessore Palmisano aveva minacciato le dimissioni, senza trovare il coraggio di andare in fondo, per un rapporto difficile con la Dirigenza del Comune.

Io vado in fondo. NON RISCALDO POLTRONE inutilmente, sapendo che il mio operato potrebbe non avere gli effetti che vorrei. È una questione di dignità e di correttezza verso chi ci paga: i cittadini.

Io vado in fondo, perché di fronte a Dirigenti super pagati, quasi tutti di fuori Martina, che, finita la giornata, tornano apaticamente nelle loro case forestiere, mi sono battuto per far si che rispondessero con più velocità ed efficacia ai problemi dei cittadini. Ma quando vedo che anche il mio Sindaco, che forse dovrebbe essere maggiormente riconoscente, soprattutto nei miei confronti, accetta supinamente il loro burocraticismo esasperato e non tutela il suo Vicesindaco da un attacco frontale di un dirigente che mi accusa di essere troppo presente, beh, capisco davvero di essere alieno a questo modo di fare.

Ragazzi! Un Dirigente che, davanti a Sindaco e colleghi, mi accusa, urlando a più non posso, di smetterla di fare anche l’impiegato e di fare di più il vicesindaco.

Ma chi sei tu Dirigente? Tu che vieni pagato profutamente con i nostri soldi e che comunque vada la giornata, torni nella tua bella casetta forestiera, dovresti essere onorato e riconoscente che il tuo ViceSindaco si metta a raccogliere immondizia per strada, aiuti gli uffici nel fare gli atti, prenda i cani dalla strada, partecipi da solo alle fiere montandosi gli stand di notte.

E tu Sindaco supinamente accetti questo? Dai ragione al Dirigente, solo perché è un “Dirigente”, distruggendo così ogni forma di autorevolezza degli assessori verso i burocrati?

È troppo. Non voglio i “grazie”, ma nemmeno che non venga riconosciuto un lavoro continuo ed incessante. Ho un altro modo di fare politica. Io sono pragmatico, vado alla risoluzione del problema, senza se e senza ma.

Con questi metodi, il mio stipendio è sprecato. Datelo a qualcuno che la pensa come voi. Io continuerò le mie battaglie da fuori. Anzi. Preparerò il terreno per tornare. A modo mio però.

Chiedo scusa ad elettori e cittadini se non sono riuscito subito a modernizzare il pensiero verso un nuovo modo di fare politica. Ma, come ho detto, oggi serviva il mio sacrificio. Dopo 6 anni di totale servizio alla mia città, compio questo gesto estremo, sperando che chi rimane, capisca che a volte è meglio una voce burbera e grossa verso la burocrazia, che non l’accondiscendenza. E che ricordi che noi siamo eletti per servire solo ed esclusivamente i CITTADINI, e non i Dirigenti. Piuttosto che creare problemi al consiglio, tolgo io il disturbo.

Torneremo, amici. Torneremo. Non è un addio, è un arrivederci.