Si è tenuto la scorsa settimana l’incontro-dibattito “Riqualificare Martina partendo da Villa Carmine: idee e proposte a confronto”, organizzato dal Forum delle Associazioni di Martina Franca e dal Laboratorio Culturale “La città possibile”, con l’obiettivo di cominciare un ragionamento partecipato e propositivo sul complesso tema della riqualificazione urbana.
Si è scelta Villa Carmine come punto di partenza per quello che rappresenta come spazio strategico e come simbolo per l’intera città. Essa è la cerniera che raccorda il centro storico con la Valle d’Itria
e con il popolare quartiere Carmine, pensato come affaccio sulla Valle d’Itria ma poi alberato in modo tale da far svanire tale finalità. Oggetto di una ristrutturazione molto pesante e molto costosa, la Villa è oggi un monumento alle betonelle e al cemento armato, irresistibile bacheca di messaggi di ogni genere, spazio per strutture non gestite, che sono state sistematicamente oggetto di atti vandalici. Il simbolo di come si possono usare male risorse, anche cospicue.
Oggi sono in corso di ulteriore ristrutturazione i locali di Villa Carmine e di Casa Cappellari, con i fondi di Bollenti Spiriti, iniziativa regionale che intende sottrarre al degrado spazi urbani per farne luoghi di aggregazione ed espressione giovanile. Il dibattito non era centrato su questo specifico elemento, anche se, per fornire informazioni sullo stato dell’arte, era stata ufficialmente invitata la Dott.ssa Michela Silvestri, responsabile istituzionale del procedimento relativo a Bollenti Spiriti. L’assenza di tale importante contributo al dibattito ha deluso le aspettative di alcuni partecipanti, che avrebbero voluto confrontarsi con la questione relativa al bando, pubblicato da poco, che scade tra pochi giorni. Come sottolineato in vari interventi, l’iniziativa deve rappresentare un punto di partenza per un percorso plurale, un laboratorio per raccordare i bisogni dei quartieri con l’intera città, per segnalare all’amministrazione comunale la necessità di un metodo che superi la logica della mera sommatoria di interventi e finanziamenti, che risultano inutili, alla prova dei fatti, quando non sono supportati da una visione complessiva dei problemi e da un’organizzazione gestionale adeguata.