C’è il sospetto di concorsi truccati alla Asl di Taranto dove la magistratura tarantina ha aperto un fascico¬lo per le ipotesi di reato di abu¬so d’ufficio e falso. L’inchie¬sta, già con diversi indagati, è condotta dal pubblico ministe¬ro Antonella Montanaro. Il so¬stituto procuratore ha preso in carico una dettagliatissima denuncia presentata da uno dei professionisti esclusi dalle prove. I concorsi in questione, entrambi conclusi sul finire dello scorso anno, sono quelli relativi all’individuazione dei due primari di anestesia negli ospedali di Manduria e di Mar¬tina Franca. I posti di prima¬rio, mai banditi prima d’ora, erano occupati provvisoria¬mente da due aiuti anestesisti che per tutto questo tempo avevano svolto il ruolo di fa¬cente funzione grazie ad inca¬richi a tempo determinato. I professionisti che hanno inve¬ce ottenuto il posto apicale, so¬no Antonio Rubino e Michele Cacciapaglia, destinati rispetti¬vamente al presidio della Val¬le d’Itria e a quello della citta¬dina messapica. La loro posi¬zione è provvisoriamente estranea all’inchiesta.
Il magi¬strato inquirente che la condu¬ce, pare piuttosto interessato alle procedure di selezione e in particolare ai criteri utilizza¬ti dai componenti delle com¬missioni che hanno deciso l’idoneità dei vincitori. Nell’esposto presentato in procura si ventilerebbero pres¬sioni di natura politica nei confronti di chi doveva asse¬gnare i posti banditi. Autori di tali presunte «spinte», sareb¬bero politici regionali molto influenti. I carabinieri del nu¬cleo investigativo presso la Procura della Repubblica di Taranto si sono già presentati negli uffici della direzione ge¬nerale della Asl in viale Virgi¬lio acquisendo dati relativi al¬le selezioni sospettate di mani¬polazione. Le prove alle quali hanno partecipato una ventina di aventi titolo, alcuni dei quali con esperienza quasi trenten¬nale nelle rianimazioni degli ospedali cittadini, consisteva¬no in un colloquio di fronte ad una commissione di esper¬ti i quali assegnavano giudizi sui candidati ritenuti idonei.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno