Nei giorni scorsi Confcommercio ha riunito le categorie dei ristoratori e degli esercenti bar, per esaminare la delibera n. 72 approvata dal Consiglio comunale il 30 luglio scorso, riguardante l’istituzione nel comune di Martina Franca di una ‘zona franca’.
All’interno della delibera, in ritardo rispetto ai tempi previsti dalla procedura per il riconoscimento di una zona franca, al punto 4 si prevede “la liberalizzazione delle licenze di somministrazione nel centro storico con effetto immediato”.
“Considerato che – si evidenzia in una lettera al Sindaco Francesco Palazzo ed all’Assessore alle Attività Produttive, Giuseppina Carrieri- tra la istituzione della zona franca e la liberalizzazione delle licenze, non vi è alcun nesso né logico né normativo, Confcommercio chiede che non venga data attuazione a tale disposizione. La disciplina dei pubblici esercizi deve fare riferimento alla legge 287/91, ancora in vigore, in attesa della legge regionale di riordino del settore, e deve seguire i relativi iter amministrativi che dispongono l’approvazione di una delibera che definisce parametri numerici per le nuove aperture (art.3 L.287/91). Tali parametri devono essere approvati d’intesa con le associazioni di categoria. Con amarezza dobbiamo –continua la lettera- rilevare che sull’argomento Confcommercio non è stata interpellata, nonostante che sin dall’insediamento della Amministrazione in carica, si sia sollecitata la ripresa del confronto in merito alla approvazione dei piani commerciali dei pubblici esercizi, oltre a quelli dei carburanti, delle medie superfici e del centro storico. Di contro l’approvazione del piano commerciale per la valorizzazione del centro storico, così come previsto dall’art. 16 della legge 11/2003, avrebbe potuto rappresentare un contributo per la definizione di alcuni degli interventi in discussione.
Il ‘non dialogo’ tra l’Amministrazione comunale di Martina Franca e le parti sociali continua dunque ad essere una costante della governace del commercio urbano. Il soggetto pubblico continua imperterrito ad agire come se l’insieme dei vincoli e delle regole che attengono l’uso del territorio urbano e dell’apertura delle diverse attività economiche e del loro funzionamento, fosse materia di competenza esclusivamente amministrativa, ignorando del tutto le rappresentanze delle categorie. Un atteggiamento che denuncia la incapacità della pubblica amministrazione di comprendere a pieno il ruolo ed il valore dei privati e gli effetti positivi derivati dal coinvolgimento di questa importante componente nei processi decisori delle strategie di programmazione del territorio.
Ufficio Stampa
Confcommercio Taranto