Santa Famiglia. 40 anni di storia: la chiesa, il mosaico, la radio – Lo Stradone

Santa Famiglia. 40 anni di storia: la chiesa, il mosaico, la radio

Quarant’anni dall’istituzione della parrocchia della Santa Famiglia, quarant’anni di servizio pastorale del suo parroco don Diego Semeraro e trent’anni dalla costruzione della nuova chiesa: di tanto si parla nel volume ricco di immagini e foto d’epoca “Adorna come una sposa” di don Diego Semeraro, alla guida della parrocchia martinese di viale Libertà dal 1972.

Tutto iniziò, spiega don Diego, nella elegante pubblicazione, il pomeriggio del 2 luglio 1972, quando Mons. Motolese lo convocò in arcivescovado per conferirgli l’incarico di parroco alla S.Famiglia a Martina.
“Mai sentita prima!”- fu il suo commento. “Infatti, non esiste ancora!”, gli rispose l’arcivescovo, affiancandogli in questo incarico, d. Salvatore Ligorio, oggi arcivescovo di Matera. “Io ero sacerdote da soli due anni e da 18 mesi ero vice parroco nella nuovissima Concattedrale” – ricorda don Diego.

La parrocchia nacque su un territorio in parte della “San Martino” e in parte della “Cristo Re”, con sede dal 2 febbraio ’72 (e per i dieci anni successivi) una sala di via Fanelli, presa in fitto. Qui avvenne la presa di possesso, il 13 agosto dello stesso anno, alle 9 del mattino. Era la decima parrocchia cittadina. Con una punta di humor, don Diego ricorda che con il suo vice pensavano che, forse, non ce n’era bisogno, visto che non ci veniva nessuno, neanche la domenica. Il mistero fu subito svelato: d’estate il paese si spopolava (tutti in campagna!) e, abituati alle maestose antiche chiese, i martinesi ritenevano si trattasse di un luogo di culto d’altra religione, tanto più che i due preti andavano vestiti semplicemente in giacca e pantaloni e non in talare, come si era abituati in quegli anni. E incominciò la bella avventura: a ottobre le prime riunioni con i giovani, il catechismo il sabato (due turni per elementari) e il martedì (per le medie) in due aule messe a disposizione dall’Enaip. Ad ottobre uscì il primo numero del bollettino parrocchiale “Chiesa in cammino”, recapitato gratuitamente in tutte le case. Per attirare i ragazzi, ecco in fitto un proiettore dai Paolini di Bari, con il quale ogni lunedì, far vedere un film: fu un successo. Il tutto, in quella cappellina, dove si celebravano matrimoni, battesti,e, cresime, funerali, si cantava e perfino vi si allestivano scenette per carnevale.
Il tutto col “non espresso consenso” di mons. Motolese, che però annuiva tutto contento.
Vista la ristrettezza degli spazi, le prime comunioni si facevano all’aperto, fra i balconi addobbati a festa.

La prima pietra della nuova chiesa fu posta il 14 maggio 1978, con i lavori a singhiozzo per le traversie delle ditte affidatarie. Ci vollero quattro anni per il completamento e il 3 maggio 1982 mons. Motolese la benedisse, alla presenza di una folla enorme.
L’arcivescovo commentò: “E’ tra le più belle chiese che abbiamo costruito in diocesi”.
Nel 1985 la diocesi realizzò la casa parrocchiale e tre anni dopo, in economia e con mille sacrifici, vennero su le aule per il catechismo e per le altre attività pastorali (“Giravo per i cantieri edili cittadini chiedendo se avevano materiale in sovrappiù” – ricorda don Diego). Quindi il sacerdote cominciò a pensare a un grande mosaico alle spalle dell’altare, come gli aveva suggerito mons. Motolese.

A chi rivolgersi? Dopo una lunga ricerca, ecco il contatto con Marco Monticelli e Carlo Meloni, che per i disegni si servivano di Guido Veroi, pittore e docente alla Zecca di Stato. Una stretta di mano per il contratto e subito all’opera per un’avventura durata 13 anni (ogni anno, una nuova sezione di mosaico, per complessivi 400 mq.) E per l’inaugurazione, una “lectio magistralis” di mons. Pierino Tamburi, insigne iconografo, archimandrita e parroco della cattedrale cattolica di rito ortodosso di
Lungro. La chiesa s’impreziosì poi di una Via Crucis con belle statue lignee di maestri altoatesini e trentini; delle artistiche vetrate; del nuovo altare in pietra viva di Martina dell’ing. Veroi; del mosaico pavimentale del sagrato e dell’organo a canne. E per di più, una nuova copertura in rame, per evitare disastrosi allagamenti come nel ’97.
Ulteriori grandi realizzazioni furono la Via Crucis vivente (per 25 anni di fila, interrotta a causa dell’impossibilita di reperire attori in numero adeguato); Radio Famiglia, andata avanti per 10 anni; i due cori parrocchiali. Per quanto riguarda la liturgia, degna di nota l’esperienza dei giovedì di adorazione, da sei anni, con inizio alle ore 19; l’adozione a distanza di seminaristi; la fiaccolata all’esterno con Santo Rosario delle sere di maggio; la “Festa in Famiglia” con manifestazioni all’aperto.

Infine, un pensiero per i sacerdoti che hanno collaborato con don Diego in questi 40 anni: oltre don Salvatore Ligorio, don Antonio Schena, don Vincenzo Conserva, don Carmine Agresta, don Santo Guarino, con un pensiero particolare per i missionari della Consolata e per mons. Giuseppe Lanzetta che, dopo tanti anni nella diocesi di Nocera Inferiore, da oltre tre anni si è trasferito a Martina, impegnato soprattutto nelle confessioni.

Tutti al servizio di una popolazione che, dai 3.105 persone del ’72, è arrivata oggi a contarne circa 6.000.

Angelo Diofano