Caffé filosofico: “Mi sono battuto per una bandiera: Qui si fa (o si rifà) l’Italia?” – Lo Stradone

Caffé filosofico: “Mi sono battuto per una bandiera: Qui si fa (o si rifà) l’Italia?”

Caffé filosofico, sul Sagrato della Chiesa di S. Giorgio Martire a Locorotondo, al ritmo anticonformista, ironico, con il tamburo battente delle provocazioni e della rilettura storica sia del Risorgimento e soprattutto dell’Unità d’Italia.
La serata del Caffè filosofico è stata organizzata dalla Emittente radiofonica comunitaria cattolica di Locorotondo “Radio Centro” con il Patrocinio del Comune di Locorotondo.
Nell’intervento di Pierfranco Bruni che ha pubblicato di recente, insieme a Gerardo Picardo, Neria De Giovanni, Marilena Cavallo e Micol Bruni, il saggio : “Il canto delle pietre. Brigantesse e briganti nella letteratura dei vinti e il destino di Maria Sofia” (Pellegrini editore) con un Cantos iniziale dalla “spaziatura” poundiana dello stesso Pierfranco Bruni dedicato ai briganti, alle brigantesse e alla figura di Maria Sofia.
A fare da controaltare, ma con delle sottili venature storico – letterarie, sono stati gli studiosi Marilena Cavallo, saggista e docente, che si è soffermata sulla letteratura dei vinti e Roberto Russano dell’Università degli Studi di Bari. A coordinare è stato il filosofo Antonio Cecere.
Già il titolo del Caffè si prestava ad aprire la danza delle provocazioni: “Mi sono battuto per una bandiera: qui si fa (o si rifà) l’Italia.
“Non è concepibile – ha detto Pierfranco Bruni, provocando culturalmente – intitolare piazze, strade, busti soltanto a Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanale lasciando nel dimenticatoio l’altra storia, quella dei vinti, che aveva come riferimento personalità come Maria Sofia, Francesco II e tutti quelli che la storiografia ufficiale ha definito criminali, ovvero da Carmine Crocco a Michelina De Cesare”.
Marilena Cavallo si è soffermata, invece, sul ruolo popolare e sulla letteratura prodotta nella fase pre e post unitaria con una entratura in quel brigantaggio delle brigantesse che hanno raccontato con la loro testimonianza esempi significativi di donne, madri e rivoluzionari.
Roberto Russano ha cercato di contestualizzare la vulgata antiborbonica e sabauda dal punto di vista storiografico e istituzionale. Numerosi gli interventi del pubblico.
Nel corso della manifestazione sono stati letti brani di lettere, di proclami e di canti risalenti al contesto storico della metà dell’Ottocento sino al famoso testo “Brigante se more”. La lettura è stata affidata a Angelo Bommino e Marina Luzzi.