Quest’anno un vento di novità soffia sul Festival della Valle d’Itria, con la nomina per un triennio della compositrice Silvia Colasanti alla direzione artistica. Un passaggio di testimone che non rinnega le radici profonde del Festival – l’attenzione al repertorio belcantistico e la riscoperta di gemme operistiche rare – ma che anzi le arricchisce con una sensibilità contemporanea e un’apertura significativa verso la musica del XX e XXI secolo.
La presentazione ufficiale del cartellone è avvenuta al Piccolo Teatro di Milano, un appuntamento tradizionale a cui ha preso parte – tra gli altri anche il direttore generale del dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia, Aldo Patruno, e il sindaco di Martina Franca, Gianfranco Palmisano, oltre ovviamente al presidente Michele Punzi.
Titolo di questa 51esima edizione è “Guerre e pace”, ideata in un particolare momento storico in cui i due termini, declinati tanto al singolare quanto al plurale, si presentano oggi con insistenza nella vita di tutti i giorni. Tre le opere in programma “Tancredi” di Gioachino Rossini con i due finali, la prima italiana di “Owen Wingrave” (1970) di Benjamin Britten, la rara esecuzione, a 100 anni dalla composizione, di “L’enfant et les sortilèges” di Maurice Ravel. Poi ci sono i concerti: quello sinfonico quest’anno propone la Quattordicesima Sinfonia di Šostakóvič con Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, incontri, dialoghi con autori, per animare ogni giorno con oltre venti appuntamenti l’edizione del 2025. Completano la programmazione il progetto “In Orbita”, che porta la musica del festival nelle contrade martinesi, e un approfondimento sul tema di quest’anno, con il convegno di studi “Guerra e pace nell’opera”.

Michele Punzi
Per Michele Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca, «nel 2024 il Festival della Valle d’Itria ha superato la “soglia psicologica” delle 50 edizioni, tagliando così un traguardo prestigioso, ma rendendo necessaria una riflessione sul futuro di questa manifestazione, che mantiene l’ambizione di essere punto di riferimento nella cultura italiana ed europea. A fianco al profondo rispetto per le nostre radici – dice ancora il presidente – abbiamo ritenuto necessario dare una visione di lungo periodo, quella di un Festival inclusivo e attento alla sostenibilità sociale e ambientale, che si evolve in simbiosi con il mondo che lo circonda. La storia del Festival della Valle d’Itria, la nostra storia, è connotata dal coraggio – dice – dalla passione, dalla perseveranza e da tante idee rivoluzionarie; è il nostro DNA, i valori che portiamo dentro, la forza interiore che ci consente di credere, specie in questo momento, che alla bruttezza della violenza debba contrapporsi la bellezza dell’arte e della musica».

Silvia Colasanti
La direttrice artistica Silvia Colasanti ha parlato di un cartellone in cui convivono memoria e futuro. «La relazione dell’arte di tutti i tempi con l’attualità e con la società di oggi, la presenza importante della musica del XX e XXI secolo. Sono questi – ha detto la Colasanti – i due segnali forti che si vanno ad aggiungere alle caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto il Festival della Valle d’Itria: far rivivere sulle scene opere poco rappresentate ed esplorare e riflettere sui percorsi compositivi e sulla storia delle opere. L’attualità, dunque, da una parte si specchierà nei capolavori del passato, dall’altra verrà raccontata con i suoni dagli autori del XX secolo e di oggi. Un’offerta artistica al servizio della cultura, uno spunto di riflessione sul presente, un modo di evidenziare come l’arte oltrepassi il tempo e come i grandi autori del passato più o meno recente, con diversi linguaggi, continuino a parlarci».
«La Regione Puglia è sostenitrice e socia del Festival della Valle d’Itria, condividiamo un progetto che è punta di diamante di un sistema culturale sempre più al centro del dibattito nazionale e internazionale», questo il commento di Aldo Patruno, direttore generale settore turismo, economia cultura e valorizzazione territorio della regione Puglia. «Guardando al titolo Guerre e pace – ha aggiunto – non si può non pensare al ruolo di una regione geograficamente, economicamente e culturalmente al centro del Mediterraneo. Quella pugliese è una identità meticcia, fatta di contaminazioni, vocata all’accoglienza e alla costruzione di ponti. In un momento drammatico quale l’attuale, l’unica forma possibile di resistenza civile che la Puglia ha deciso di mettere in campo è quella della cultura e dell’apertura di ogni canale di dialogo possibile. Dal Festival viene un forte messaggio di pace, in cui la cultura è il più potente strumento per migliorare la qualità della vita dei popoli».
Sarà un festival «ambasciatore di pace e della bellezza di Martina e della Valle d’Itria», secondo Gianfranco Palmisano, sindaco del Comune di Martina Franca. «La 51^ edizione sta destando molto interesse sia per le scelte tematiche legate all’attuale momento storico sia per l’inizio della direzione artistica della compositrice Silvia Colasanti che sicuramente consentirà al nostro Festival di scrivere altre pagine di brillanti successi. Il Festival con l’energia positiva del linguaggio universale della musica, quest’anno, punta a valorizzare un ideale di pace e di dialogo. E, come sempre, l’energia e la bellezza della musica si fonderanno in uno splendido connubio con il fascino e l’unicità del territorio di Martina e della Valle d’Itria, regalando emozioni uniche. Dal palcoscenico nell’atrio di Palazzo Ducale e dagli eventi musicali a cui faranno da cornice antichi chiostri e masserie, quest’anno, partirà un forte messaggio contro ogni guerra e ogni divisione».
o.cri.