La memoria di Mons. Giovanni Caroli è sempre viva – Lo Stradone

La memoria di Mons. Giovanni Caroli è sempre viva

Una nutrita presenza di fedeli nella Basilica di San Martino per ricordare l’amato Arciprete. Ora il Comitato lavora per allestire una mostra fotografica e pubblicare un libro


La Santa Messa in suffragio di Mons. Giovanni Caroli è stato il primo passo spontaneo di un cammino sinodale di persone.

Ce ne saranno altri di momenti e di eventi per ricordare l’amato “Arciprete”, ma soprattutto ciascuno potrà dare il suo contributo in base alle proprie possibilità e alle specifiche competenze. Per questo Mario Motolese tra gli attivisti del neo costituito Comitato per Mons. Giovanni Caroli, continua a sostenere che è importante restare in una posizione di apertura, ovvero pronti ad accogliere chiunque volesse manifestare, con un impegno anche minimo, quello che don Giovanni ha “seminato” con il suo stile e la sua cristallina testimonianza.

Ha colpito tutti la nutrita partecipazione alla liturgia eucaristica, così come l’intensità con cui tanti fedeli laici hanno voluto tributare con raccoglimento e concentrazione il giusto riconoscimento a un uomo, a un sacerdote e a un vero pastore che, ogni giorno, ha posto al centro della sua missione la ricerca e l’amore verso Dio e la cura premurosa del suo gregge. A queste persone si aggiungono i tanti che, per i motivi più vari (tanti vivono lontani), hanno voluto farsi sentire per manifestare sentimenti di gratitudine e di plauso al proficuo operato di don Giovanni.

Quei tanti visi avanti negli anni e coinvolti in esperienze anche lontane dai territori della credenza religiosa, hanno riportato alla memoria un saggio di Benedetto Croce dal titolo “Perché non possiamo non dirci cristiani”, nel quale egli sostiene che il cristianesimo abbia compiuto una grande rivoluzione, quella cioè che opera al centro dell’anima, nella coscienza morale. Il cristianesimo inteso cioè come elemento centrale della civiltà occidentale contrapposto a chi si impegnava (e continua ancora oggi a farlo) alla distruzione di quella stessa civiltà. Idea forte questa che don Giovanni condivideva soprattutto nella “visione” di carattere sociale e politico per la quale egli era intellettualmente e culturalmente proteso. Proprio un amico di don Giovanni, il card. Angelo Comastri, in uno dei suoi seguitissimi rosari, ha citato la frase di Croce secondo cui “l’unica vera novità della storia è stato Gesù Cristo”.

È importante evidenziare la disponibilità di don Peppino Montanaro, il quale ha risposto subito alle iniziative proposte dal Comitato e che, attraverso i suoi interventi, ha dato un’idea concreta di quello che è stato l’impegno di don Giovanni e dei suoi tanti più stretti collaboratori.

Al termine della celebrazione un gruppo di fedeli si è ritrovato negli ambienti di gioco e di formazione a latere del ‘Cappellone’.

Pier Giorgio Farina ha sintetizzato il senso dell’impegno del Comitato nel rilanciare la memoria di don Giovanni nel presente (“perché la Chiesa deve guardare avanti” – come amava lui spesso ripetere ai giovani), insieme a lui lo ha fatto anche Martino Cannarile nel suo intervento, quest’ultimo assieme a Teresa Gentile hanno documentato l’intera iniziativa. È doveroso inoltre segnalare i preziosi interventi di Angelo Fumarola, un ex allievo che da sua madre fu consegnato alle cure di Porziella all’età di due anni e mezzo; e della signora Lucrezia Gnisci, che si recò con un nutrito gruppo di parrocchiane di San Martino allo storico Congresso eucaristico nazionale tenutosi a Lecce nel lontanissimo 1956 nel vano di carico di un camion. Assieme a queste testimonianze anche quella della signora Magli, che ha ricordato il lungo e proficuo impegno di don Giovanni nel gruppo delle Vincenziane, sempre a favore dei più bisognosi.

Un ringraziamento va anche a don Michele Castellana e al vice-parroco della Basilica don Alessandro Fontò. Il ricordo di don Michele tra gli ex giovani di Azione cattolica della seconda metà degli anni sessanta è sempre molto vivo. La sua disponibilità e la sua generosità è nota nel contesto ecclesiale e sociale della vicaria martinese, la sua presenza è stata di grande conforto e di incoraggiamento per “illuminare” il presente con la luce del Vangelo, secondo gli insegnamenti ereditati da Mons. Caroli.