Domenica si vota anche per 5 referendum. Cosa c’è da sapere – Lo Stradone

Domenica si vota anche per 5 referendum. Cosa c’è da sapere

Si tratta di referendum abrogativi ai sensi dell’art. 75 della Costituzione, il quale prevede che mediante la consultazione popolare i cittadini possano esprimersi per conservare o eliminare alcune norme dall’ordinamento:
chi le vuole mantenere in vigore le norme esistenti deve rispondere NO ai quesiti
chi le vuole eliminarle deve rispondere SI ai quesiti
Per la validità del referendum abrogativo la proposta è approvata:
se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto
e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi
I quesiti riguardano il tema della giustizia: si va dalla Legge Severino; alla limitazione delle misure cautelari; alla separazione delle funzioni tra magistrati e pubblici ministeri; alla valutazione dei magistrati; fino all’ elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura (Csm).
Ogni quesito sarà scritto su una scheda diversa e ogni scheda avrà un colore diverso per differenziare il testo: rosso, arancione, giallo, grigio e verde.
La scheda di colore rosso riguarda l’abrogazione delle norme sull’incadidabilità definite nella legge 6 novembre 2012 n.190 nota come Legge Severino. Nello specifico questa legge prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza dalla carica per i politici (dai parlamentari agli amministratori locali) che sono stati condannati in via definitiva per una serie di reati contro la pubblica amministrazione, escluse le fattispecie colpose. Particolarmente contestata è la parte della legge che prevede la sospensione per gli amministratori locali dopo la sola sentenza di primo grado.
Se il referendum passasse, i concetti di incandidabilità e decadenza verranno abrogati e eventuali divieti di ricopre cariche torneranno ad essere decise dal giudice caso per caso.
Il secondo quesito (scheda arancione) riguarda il tema delle misure cautelari. Con questa formula si intende tutta una serie di misure che vengono applicate nel processo penale, dagli arresti domiciliari al carcere, passando per il divieto di espatrio al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Il codice di procedura penale specifica che il periculum può consistere: nel rischio di inquinamento delle prove; nel rischio di fuga o concreto e attuale pericolo di fuga dell’imputato; e infine nel rischio di commissione di un nuovo reato della stessa specie.
I promotori del referendum chiedono agli elettori di votare “sì” all’abrogazione di quest’ultima ipotesi.
Si propone, infatti, di togliere il «pericolo di reiterazione del medesimo reato» dai criteri sulla base dei quali disporre la misura cautelare.
Il terzo quesito (scheda gialla) riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati.
Una volta superato il concorso in magistratura, è possibile intraprendere due carriere: quella di pubblico ministero, che ricopre le funzioni di accusa, e quella di giudice.
L’obiettivo del referendum è aprire la strada alla separazione definitiva dei due percorsi: il magistrato sceglierebbe solo una strada all’inizio della sua carriera e seguirebbe sempre quella.
⬛Il quarto quesito (scheda grigia) si occupa della valutazione dei magistrati. Nel sistema giuridico italiano esistono i consigli giudiziari, organi che si occupano delle valutazioni dei magistrati poi sottoposte al Csm (Consiglio Superiore della Magistratura). Oltre ai magistrati ne fanno parte anche avvocati e professori universitari, solo i primi però firmano i giudizi di merito.
I promotori del referendum vorrebbero allargare a avvocati e professori universitari l’onere di partecipare a queste valutazioni.
Il quinto quesito (scheda verde) riguarda il Consiglio superiore della magistratura (Csm)
Il CSM è organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Ha rilevanza costituzionale in quanto espressamente previsto dalla Costituzione, che ne delinea la composizione e i compiti. Esso adotta tutti i provvedimenti che incidono sullo status dei magistrati (dall’assunzione mediante concorso pubblico, alle procedure di assegnazione e trasferimento, alle promozioni, fino alla cessazione dal servizio), provvede inoltre al reclutamento e alla gestione dell’attività dei magistrati onorari, ha il compito di giudicare le condotte disciplinarmente rilevanti tenute dai magistrati.
Il Consiglio Superiore è presieduto dal Presidente della Repubblica che ne è membro di diritto al pari del Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione e del Procuratore Generale presso la stessa Corte. Gli altri componenti, il cui numero è stato fissato in 24, sono eletti per 2/3 da tutti i magistrati e per 1/3 dal Parlamento riunito in seduta comune.