“Dall’Agenda 2030 al Tecnopolo del Mediterraneo”. È stata una giornata di riflessione e approfondimenti – Lo Stradone

“Dall’Agenda 2030 al Tecnopolo del Mediterraneo”. È stata una giornata di riflessione e approfondimenti

“Il Tecnopolo del Mediterraneo è la migliore risposta possibile per far virare il territorio verso un nuovo modello di sviluppo”. Con queste parole la dottoressa Eleonora Rizzuto dell’AISEC ha presentato l’evento “Dall’Agenda 2030 al Tecnopolo del Mediterraneo”, organizzato mercoledì 19 ottobre nell’ambito della sesta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

Una giornata di riflessione e approfondimenti sulle motivazioni che, a distanza di quattro anni non consentono ancora a Taranto di vedere attuata la legislazione istitutiva di questo polo di Ricerca.

In collegamento da Londra, dove dirige i lavori per la costituzione di un Tecnopolo gemello, l’onorevole Fioramonti, che della Legge è stato il relatore, ha raccontato l’entusiasmo con il quale il progetto è stato accolto nella Silicon Valley e il poco tempo in cui è stato realizzato. L’indicazione ai presenti al festival, quindi, arriva franca e senza giri di parole: “Anche noi siamo partiti dall’idea di una Fondazione Pubblico-Privato ma quando il Pubblico non risponde si va avanti con le imprese”.

E’ stata la prof.ssa Daniela Caterino, dall’altra parte, a illustrare i punti di forza della Fondazione di partecipazione: “Uno strumento che crea comunità, che presuppone un incontro di volontà tra il pubblico potere e la componente privata, rappresentata dalle imprese. Un modello che guarda al futuro – ha detto- che non esclude nessuno, ma che invita tutti a guardare allo scopo”.

L’aspetto finalistico nazionale e internazionale del Tecnopolo, secondo la professoressa è ineludibile e va ben oltre ogni forma di rivendicazione logistica. Una precisazione che non è stata accolta dal sindaco di Altamura, Davide Carlucci il qaule ha affermato che il Tecnopolo di Taranto sarà uno degli impegni più emblematici del Recovery sud.

Schierati al fronte e unanimi, anche i sindacati confederali di CGIL, CISL e UIL si sono detti stanchi di sentir parlare ancora di un “risarcimento” per Taranto. “Il Tecnopolo è sviluppo per tutto il Paese” ha detto Paolo Peluso della CGIL e ha aggiunto Sollazzo della CISL: “Va preteso in quanto asse strategico e modello di sviluppo nuovo rispetto a quello in atto”.  Infine, secondo Pietro Pallini, Segretario della UIL, il Tecnopolo non può restare soltanto una visione onirica, motivo per il quale: “insieme con gli altri sindacati, prevediamo incontri già dalla prossima settimana affinché ciò non avvenga”.

Non pietà ma fiducia al territorio: deve essere questa la parola d’ordine secondo Salvatore Toma, Presidente di Confindustria, poiché Taranto è pronta a offrire grandi opportunità ai giovani. “Tutto sta ora nel capire gli orientamenti del nuovo governo”. Secondo il Segretario generale dell’Autorità portuale a Taranto, Roberto Settembrini, le imprese sono pronte a investire nel Tecnopolo ma esclude il porto come possibile ubicazione dell’Istituto. Infine il Direttore della Confcommercio, Tullio Mancini , ha spiegato come il Tecnopolo del Mediterraneo riconvertirebbe in modo sostanziale il capitale umano che si affaccia nel mondo del lavoro.

Se nella tavola rotonda della mattina il dibattito si conclude sancendo una volta e per tutte la volontà di vedere attuato il progetto da parte del mondo dei lavoratori, delle imprese e delle istituzioni, nel pomeriggio si parla di offrire una sede appropriata e degna del valore di questo Istituto che per tante ovvie ragioni non può più essere pensato all’interno del “Palazzo Frisini”.

L’Architetto Antonio Caracciolo, coordinatore della Commissione Urbanistica e del PNRR dell’Ordine degli Architetti, dopo aver illustrato alcune delle strategie di sviluppo previste per l’area jonica, ha individuato nel 65° Deposito Territoriale dell’Aereonautica Militare il luogo ideale per ospitare il Tecnopolo del Mediterraneo. Le ragioni sono presto spiegate: l’ampiezza dell’area, la presenza di oltre 1 ettaro di edifici già costruiti e dismessi, che potrebbero essere impiegati come laboratori di ricerca del Tecnopolo, la vicinanza logistica all’Ospedale San Cataldo e all’Oasi “La Vela”, le vaste aree di parcheggio e più di 20 ettari utili per impianti di autosufficienza energetica. Il progetto, presentato al Comune, non ha però avuto gli esiti sperati e le ragioni non sono chiare. Secondo l’Architetto, infatti: “La necessità di dover bonificare l’area rappresenta un non-problema, in quanto tali interventi sono già stati previsti e dovranno essere portati a termini non soltanto per il 65° ma per tutta l’area circostante. Non è richiesta, dunque, alcuna manutenzione straordinaria per collocare il Tecnopolo in quella zona”.

Ospiti della tavola rotonda, il Prof. Vito Albino, presidente ARTI della Regione Puglia, il Prof. Pardolesi, direttore del Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici e la prof.ssa Caterino hanno, poi, ribadito il “naturale” interesse che il mondo Università nutre verso il Tecnopolo.

Il prof. Albino, ha tratteggiato il profilo delle imprese che dovrebbero confrontarsi con le università: grandi ma anche piccole e medie aziende che abbiano capacità di ricerca interna e capacità assorbitiva. In questo modo il dialogo tra privato e pubblico potrà essere proficuo e costante. E’ necessario, infatti, secondo il prof. Pardolesi, ridurre il gap tra capitale umano, che viene formato nelle Università, e lavoro. “Sono tanti i giovani che, una volta laureati, sarebbero capaci di trasmettere alle imprese le proprie conoscenze, sotto forma di ricerca applicata per lo sviluppo di progetti sostenibili: un istituto come il Tecnopolo darebbe loro più di una chance”. A mettere in ordine le priorità, infine, è stata la prof.ssa Caterino, la quale ha invitato i ministeri competenti a procedere quanto prima alla nomina degli organi che andrebbero a rappresentare anche giuridicamente il Tecnopolo.

A tirare le somme della giornata è stato il Presidente del Comitato Tecnopolo del Mediterraneo, l’avvocato Giuseppe Barbaro. Se l’assenza della politica locale è stata avvertita da più parti come un segnale di negligenza e disinteresse, l’evento ha avuto il merito di mostrare in modo lampante l’esistenza di un fronte compatto formato da imprese, sindacati, università e ricerca che intende “tirare dritto nonostante tutto” condividendo anche a livello europeo, a Bruxelles, la necessità di rendere al più presto operativo il Tecnopolo del Mediterraneo a Taranto.