È stata riaperta qualche giorno fa, ma il sogno è quello di richiuderla quanto prima per avviare i lavori di restauro all’interno. La storica chiesa del Monte Purgatorio di Martina Franca, risalente alla metà del XVII secolo, e patrimonio storico architettonico della città di Martina Franca, è stata costruita ancora prima dell’edificazione dell’eccezionale Basilica di San Martino intesa nella sua attuale conformazione. Ed è proprio accanto alla Basilica dedicata al santo patrono che si colloca la piccola chiesa del Monte Purgatorio di proprietà della Congregazione del Santissimo Sacramento e Monte Purgatorio (più comunemente conosciuta come Congrega dei Preti), proprietaria anche del “Villaggio di Sant’Agostino” (ex convento delle Agostiniane) e della cappella del Santissimo Sacramento (cappellone della Basilica di San Martino).
Alla cerimonia di riapertura hanno preso parte l’Arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro e l’Assessore Regionale alla Cultura e al Turismo, Gianni Liviano, assieme al sindaco Ancona, all’assessore Scialpi, al Presidente del Festival della Valle d’Itria, Franco Punzi, al vicepresidente della Regione Attica, Petros Filippou e l’assessore alla Cultura e al Turismo dell’Attica, Teodoros Angelopoulos; c’erano anche il rettore della Basilica di San Martino, Don Franco Semeraro e il Vicario Episcopale per gli affari economici Mons. Emanuele Tagliente, assieme ai sacerdoti della Congrega dei preti.
Il Direttore dei lavori, Elia Putignano e il Direttore Coordinatore della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, Augusto Ressa, si sono soffermati sull’importanza dell’intervento che ha permesso di restituire al suo splendore l’antico manufatto, scongiurando l’eventuale rischio di crollo della struttura che era al collasso per 80%.
Si è trattato di un intervento urgente, realizzato dalla ditta martinese Imer Service di Martina Franca dell’imprenditore Paolo Bottoni, finalizzato a garantire la staticità del fabbricato, il cui tetto in pietra a “cummersa” risultava particolarmente deteriorato e ulteriormente danneggiato dalla recenti nevicate dello scorso inverno.
Per questo motivo il Presidente della Congregazione, Don Martino Mastrovito, alla guida del pio sodalizio che riunisce i sacerdoti di Martina Franca ha, da subito, attivato la procedura per reperire urgentemente le risorse per il rifacimento del tetto e delle facciate, attraverso l’accensione di un mutuo a carico della Congrega. Per il restauro degli interni bisognerà trovare altre forme di finanziamento, con formule che vanno dal finanziamento pubblico a quello privato attraverso lo strumento dell’art bonus che consente la detrazione dalle imposte fino al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio architettonico e culturale italiano.
La ditta Seam di Mauro Maggi ha installato, invece, il nuovo impianto di illuminazione interno. È stato, peraltro, installato un sistema professionale di allontanamento volatili molesti ed è stata ripresa la funzionalità della campana della Chiesa, grazie all’intervento dell’imprenditore Pino Bellucci.
Tornerà quindi a suonare la campana sia per l’Angelus di mezzogiorno che per quello delle 21.00 e un solo tocco di campana alle ore 15.00 per ricordare l’antico rito di saluto della comunità alle anime del Purgatorio che passano al Paradiso.
All’interno della Chiesa sono state accese due lampade permanenti accanto all’altare della Madonna delle Grazie: una per le anime dei defunti e un’altra per le famiglie che avvertono il distacco dai loro estinti.
Saranno poi le donazioni dei privati e dei devoti a contribuire sia al mantenimento della struttura che all’avvio dei lavori di restauro dell’interno, alla stessa maniera di quanto sta avvenendo per il Villaggio di Sant’Agostino all’ex Convento delle Agostiniane.
“Restauro aperto” un esempio virtuoso
Restaurare un così importante gioiello architettonico non è semplicemente un lavoro edile, ma è anche cultura, una questione di cuore, di partecipazione, di senso del bello.
Troppo spesso i lavori di ristrutturazione consistono nel semplice “impacchettamento” del manufatto tra i ponteggi e la scopertura di questi ultimi a lavori conclusi. Per il patrimonio storico non può essere così, perché ci sono scoperte giorno per giorno, perché serve il coinvolgimento degli studiosi, della città e dei cittadini, in un complesso processo di comunicazione da mettere a sistema.
Per la ristrutturazione della Chiesa del Monte è stata sperimentata la cosiddetta tipologia del “restauro aperto” che consiste, in buona sostanza, nella partecipazione pubblica e degli attori sociali coinvolti a vario titolo e modo nei lavori di ristrutturazione, dalla fase iniziale a quella finale con una serie di tappe intermedie che rendicontano lo stato di avanzamento dei lavori avvalendosi dell’ausilio degli esperti e soprattutto del prezioso lavoro della Soprintendenza.
Questo rapporto avrebbe ulteriore ragione di esistere quando, diversamente dal caso specifico, l’intervento viene realizzato con finanziamenti pubblici.
Il caso recente più emblematico è stato proprio a Martina Franca per la ristrutturazione della facciata del Palazzo Ducale: allo smontaggio dei ponteggi il colore rosa delle facciate fece tanto clamore, al punto tale che si dovette ricorrere a un secondo intervento.
Il dettaglio sui lavori
Gli interventi hanno riguardato il recupero esterno della Chiesa e importanti interventi strutturali al tetto, funzionali alla riapertura al culto dell’antico manufatto; mentre per il recupero e la valorizzazione degli interni occorrerà trovare altre forme di finanziamento sia di natura pubblica, che attraverso il coinvolgimento dei privati.
Il costo finale dell’intervento ha subito un incremento rispetto a quanto preventivato in sede progettuale, in quanto al momento dello smontaggio – pietra per pietra – del tetto a “cummersa”, la sottostante struttura in legno presentava un avanzato stato di marcescenza a cui si è dovuto provvedere con la costruzione di una nuova struttura in legno lamellare esattamente coincidente con il precedente basamento. Quest’ultimo aveva anche funzione di sostegno della controsoffittatura lignea posta al piano superiore della Chiesa nell’antico oratorio e che, durante le fasi dei lavori, è stata puntellata.
Art bonus, cos’è?
Lo stato italiano fatica a restaurare e manutenere l’immenso patrimonio di monumenti, chiese e opere d’arte, così offre ai privati vantaggi fiscali per aiutarlo in questo compito.
È stato pertanto introdotto un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, il cosiddetto “Art bonus”, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale.
Chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, come previsto dalla legge, potrà godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta.
Art Bonus nasce allo scopo di incentivare i finanziamenti dei privati alla cultura, offrendo un beneficio fiscale che rende gli investimenti legati al patrimonio artistico molto interessanti a livello di conto economico.
Altri esempi in Italia
Negli ultimi anni il governo ha progressivamente ridotto i trasferimenti al settore culturale, nonostante occorra coprire le spese per gestire e restaurare circa 4.000 musei, 5.000 siti culturali, 49 siti Unesco, con un organico di 20.000 dipendenti, solo in parte coperti dai circa 500 milioni provenienti dagli investimenti dei privati: 159 mln di euro da sponsorizzazioni, 45 mln da erogazioni liberali, 305 mln da fondazioni bancarie.
Tod’s di Della Valle ha stanziato 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo, la fondazione americana Packard Humanities Institute ha investito a Ercolano 16 mln, la società giapponese Tsusho Limited ha donato 2 mln per il restauro della Piramide Cestia a Roma, Renzo Rosso con Diesel finanzia il restauro del Ponte di Rialto a Venezia, Brunello Cucinelli si è preso carico dell’Arco Etrusco di Perugia e Benetton del teatro la Fenice di Venezia.
Ottavio Cristofaro