Bari, il modello Emiliano: andiamo oltre il Pd – Lo Stradone

Bari, il modello Emiliano: andiamo oltre il Pd

BARI – Si è presentato a Roma con un ramoscello d’ulivo, una mossa con cui ritiene di aver sparigliato le carte. Michele Emiliano dice di aver parlato chiaro con Massimo D’Alema, in quasi un’ora di confronto schietto. Caro Massimo, è la sintesi del discorso, sarò con te (e con Bersani) se mi darai il tuo placet a proseguire nell’esperienza di segretario regionale del Pd. E da ieri sera alle 18, quando è salito su un taxi che lo riportava in aeroporto, il sindaco di Bari è un uomo che attende («D’Alema ha detto che mi farà sapere »). Ma non con le mani in mano.

Può riassumere ciò che ha detto a D’Alema? «A Massimo ho ricordato che in Puglia il Pd ha avuto un risultato molto importante, perché pur avendo perso Province come Bari e Lecce siamo riusciti a frenare il disastro che si profilava il 6 e 7 giugno. Cosa che è avvenuta non tanto per come ci siamo mossi noi, ma soprattutto per il clima generale che si respirava intorno al Pd per le vicende interne e per il ruolo di Berlusconi».

Premessa doverosa. E quindi? «Nonostante avessi espresso qualche mese fa l’intenzione di lasciare la segreteria del partito, il momento che la Regione Puglia sta vivendo e l’entu – siasmo che sta contornando la mia elezione a Bari mi hanno indotto a valutare diversamente la situazione».

Dunque, la sua proposta qual è stata? «Ho proposto a D’Alema, cui riconosco un ruolo di riferimento all’interno del partito, la mia candidatura alla segreteria regionale del Pd per proseguire il lavoro già cominciato e per attuare un profondo rinnovamento della classe dirigente in Puglia. Un progetto che ho motivato con la necessità di presentare il partito alle prossime elezioni Regionali nelle migliori condizioni possibili».

Nella sua visione strategica per il Pd pugliese rientrano anche le aperture a Io Sud, Udc e Idv che lei e Vendola avete già esplorato con il rimpasto in giunta regionale? «Ritengo che il Pd sia il perno sul quale ruotano le possibilità del centrosinistra di proseguire la sua esperienza al governo di questa Regione. Per questo motivo credo che sia necessario aprire il progetto regionale anche a quegli elettori e a quelle personalità politiche della destra, del centro moderato, del centro cattolico che sono profondamente deluse dal Pdl. Secondo me è l’unica strada possibile per tentare di vincere le prossime elezioni, visto che alle politiche il Pdl ha sfiorato il 48%».

Come ha trovato D’Alema su questo punto? «Ha detto che questo progetto di apertura è profondamente ostacolato dalla classe dirigente del partito, che si sente minacciata da una eventualità del genere. Io ho replicato che la reazione è perfettamente comprensibile, ma che la classe dirigente del partito deve impegnarsi anche a preparare il futuro».

Scusi, ma ad un certo punto per quale motivo D’Alema dovrebbe accettare… «…È inutile dire che, ove D’Alema fosse disponibile a sostenere un progetto del genere, io non avrei difficoltà a sostenere in sede di congresso il candidato che lui mi indicherà».

Sta dicendo che lei non sosterrà Franceschini alla segreteria nazionale? «Io ero e rimango contrario allo svolgimento del congresso, visto che oltretutto non conosco né la mozione di Franceschini né quella di Bersani. Ma contando su Massimo D’Alema per procedere in questo percorso di evoluzione del progetto pugliese, non avrei alcun problema a sostenere il candidato che lui mi indicherà».

Ha illustrato questa sua posizione anche a Franceschini? «Sono andato da Franceschini e gli ho ripetuto esattamente questo discorso. Franceschini mi ha detto che segue il mio progetto e prende atto del fatto che attendo una risposta da D’Alema».
MASSIMILIANO SCAGLIARINI – La Gazzetta del Mezzogiorno –