“Il mio governo andrà avanti tranquillamente, ma se non sarà così allora si tornerà al voto”. Non è la prima volta che Silvio Berlusconi minaccia le elezioni anticipate. Quando sente “aria di complotto” brandisce il ritorno alle urne come un’arma. Sabato notte con gli amici a cena e poi ieri mattina al telefono con i suoi fedelissimi e con alcuni ministri ha spiegato il senso del suo affondo al convegno di Confindustria di Santa Margherita.
Il riferimento al “disegno” per portare un “non eletto” a Palazzo Chigi ha come prima contromisura proprio la minaccia di interrompere la legislatura. Prima di partire per Washington dove oggi incontra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il premier ha confermato a diversi big del centrodestra di voler rompere il tentativo di assedio che si starebbe organizzando intorno al suo esecutivo. “Ho voluto far capire – è stata la sua spiegazione – che stavolta non mi faccio ingannare”. Naturalmente il riferimento è sempre al 1995, al governo Dini, insomma al “ribaltone”. La sede scelta per “smascherare” il complotto non è stata frutto del caso: gli imprenditori. Gli esponenti del mondo economico e dei “poteri forti” che – a suo giudizio – vedono in Mario Draghi un’alternativa. Perché Berlusconi è convinto che tra i “complottardi” ci siano proprio diversi rappresentanti dell’imprenditoria. Così, sabato li ha avvertiti e nello stesso ha trovato il modo per tenerli sulla corda. Un modo, ha fatto capire ai suoi, per ammonire: “Quando verrete a chiedermi qualcosa, ricordatevi di cosa vi ho detto”.
Tant’è che, in partenza per gli States, i suo collaboratori lo hanno descritto più “soddisfatto” che “preoccupato” rispetto alla situazione italiana. Semmai l’apprensione è concentrata sul colloquio con l’inquilino della Casa Bianca. Il Cavaliere ha preparato il summit pronto a giocarsi tutte le carte pur di convincere Obama, di persuaderlo che “l’Italia sta dalla sua parte”. Sa che al momento lo stato di rapporti con gli Usa non è più sereno come sei mesi fa. Il caffè che prenderà oggi pomeriggio con il presidente americano rischia di essere un test decisivo. Il presidente del Consiglio è il secondo leader europeo – dopo l’inglese Gordon Brown – a varcare la soglia della Casa Bianca. Lo farà in qualità di presidente di turno del G8. Le due delegazioni, sette persone per parte, si vedranno nello Studio Ovale.
Obama chiederà cosa può fare l’Italia per onorare l’alleanza. Naturalmente si parlerà di Afghanistam e della disponibilità di Roma all’ampliamento del suo contingente. Berlusconi intende offrire a Obama questo schema: l’Italia troverà i soldati in più per Kabul grazie alla diminuzione di alcune centinaia di unità (da 300 a 500 su 3000) del contingente in Kosovo. Sul tavolo anche altri temi: Medio Oriente, Libano e soprattutto il G8 dell’Aquila.
Ci sono anche temi potenzialmente spinosi. La recente visita di Gheddafi in Italia e la grande visibilità concessa al colonnello libico, i rapporti con Mosca (in particolare l’amicizia con Vladimir Putin e la politica energetica dell’Italia a favore del gas russo), le elezioni in Iran dove sono presenti molte nostre aziende, gli accordi disdetti con Fimeccanica (il “no” Usa agli eliccotteri Agusta), la possibilità che vengano trasferiti in Italia alcuni dei detenuti di Guantanamo e infne alcune affermazioni fatte di recente dal capo del governo come l’impossibilità che l’Italia possa diventare un paese multietnico. Prima di entrare alla Casa Bianca, il premier italiano visiterà una mostra sull’Abruzzo alla National Gallery. Poi renderà omaggio ai caduti del cimitero di Arlington. Dopo il faccia a faccia con Obama, avrà un incontro con la speaker del Congresso Nancy Pelosi.
Fonte: La Repubblica