La tragedia che ha colpito lo Sri Lanka nel dicembre 2004, già dilaniato da guerriglie interne, è il contesto del romanzo dell’autrice ed insegnante Elena Casavola, presentato qualche giorno fa presso l’aula consiliare del comune di Martina Franca dal giornalista Pietro Andrea Annicelli, e dal professor Ernesto Grassi, presidente dell’Unicef di Taranto.
La trama si snoda attraverso la vicenda degli adolescenti Annuja e Sekar appartenenti, rispettivamente, alle etnie contrapposte dei tamil e dei cingalesi. Nei protagonisti si condensano le difficoltà ma anche i sogni, le speranze, la voglia di edificazione e di realizzazione personale di due giovani che vivono in un’isola in conflitto che, tra gli aspetti più sconcertanti, assolda bambini soldato. Si tratta, come ha sottolineato il professor Grassi, di un libro utile per l’uomo e per la persona, che parla di bambini ma per riferirsi agli uomini in genere. E dove l’elemento più vicino è rappresentato dai valori dell’amore e dell’amicizia contrapposti ai disvalori della guerra e della lotta tra etnie.
La vicenda dei due bambini che portano in sé gli eventi delle famiglie contrapposte diventa luogo dell’utopia armoniosamente costruito dall’autrice attraverso un artificio letterario degno di rilievo. I due, nei centri lontani dalla costa, costruiscono una sorta di “area della felicità” dove immaginano che gli uomini possano vivere felici. E dove scoprono i primi momenti di amore adolescenziale in una situazione in sospeso, in cui labili sono i confini tra amore e amicizia. Lo scenario storico della vicenda, attualmente, si trova riprodotto in una realtà di guerriglia occultata mediaticamente, ed entrata nel novero delle 150 guerre non più note nonostante il disastro ambientale. Dal 1948 al 2005 lo Sri Lanka ha conosciuto un periodo di tregua ma, dal 2006, le guerriglie sono ricominciate. La zona nord dell’isola viene infatti chiusa alla popolazione, di cui solo 170.000 persone sono riuscite a fuggire. L’Unicef ha contribuito ad offrire interventi in relazione alla sciagura dello Tsunami: costruzioni di scuole amiche, affidamento degli orfani, interventi di protezione dell’infanzia da abusi e da sfruttamenti, costruzioni di centri ospedalieri e di accoglienza e, infine, costruzione di impianti idrici. In questo contesto particolarmente critico emerge il valore del riscatto di due adolescenti impegnati attraverso lo studio, la ricerca, nella realizzazione personale, mentre i tamil vorrebbero rapire il bambino per farne un soldato. E’ qui che la finzione messa in atto dall’autrice si rivela un abile espediente per rappresentare la volontà e l’audacia di resistere alla sorte. Annuja, per amore di Sekar, si taglia i capelli e, scambiata per il fanciullo, viene catturata per poi essere liberata dall’intervento di missionari. Nello snodo della trama, brillantemente, emerge la speranza: i ragazzi sono in grado, con le loro energie, di superare ciò che gli adulti hanno creato. L’autrice è riuscita quindi, con uno stile di discrezione, a parlare al cuore in maniera semplice, dimostrando che l’attenzione storica puntuale non elude, anzi rafforza, la speranza. Il testo, correlato di schede didattiche, è edito dalla Salani Narrativa.
Annalisa Scialpi