Venerdì 15 novembre alle ore 19.00 l’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi ospiterà la presentazione del nuovo libro di Pierfranco Moliterni, “Una storia della musica in Puglia. Tre secoli fra antico e moderno” (Mario Adda ed., 2013).
Un atlante storico-musicale che descrive la Puglia della musica e si organizza attorno ad una serie di saggi che esemplificano, dal versante musicologico, il rapporto tra università e territorio, tra ricerca scientifica e sua ricaduta sociale e culturale. Il tutto nasce da una idea-guida intesa a testimoniare la presenza (e la valenza) della storia musicale pugliese in ambito europeo, grazie allo studio di fonti d’archivio e a processi di elaborazione estetica che hanno riguardato la musica d’età moderna. Dunque un progetto che si ispira alla new musicology e che respinge il miope provincialismo musicologico nella misura in cui qui si sono studiati personaggi, storie, fatti, incubati nella regione adriatica, ma poi esplosi in ambiti nient’affatto locali, anzi europei e a tutto tondo.
Seguendo queste linee-guida si è messa a fuoco la musica di ‘genesi pugliese’ a partire dal ‘700, passando poi dall’800 e sino a tutto il ‘900 grazie ad autori davvero esemplari come Niccolò Piccinni e Giovanni Paisiello; Nicola De Giosa e Saverio Mercadante; Ricciotto Canudo, Orazio Fiume e Franco Casavola, per terminare con le esperienze di Raffaele Gervasio, Carmelo Bene e di Nino Rota. Il primo, un musicistsa ‘moltiplicato’, il secondo il poeta della voce (phoné) applicata a testi che diventano, grazie a lui, pura Musica perché rimandano al composito genere del melologo; il terzo infine, compositore che è diventato pugliese a tutti gli effetti (un milanese di Puglia) grazie ad un sincero radicamento con la regione che lo ospitò per tutta una vita e da cui attinse sonorità e suggestioni spesso amplificate dalla famosa collaborazione felliniana.