La crisi della politica nella Martina tardo-democristiana – Lo Stradone

La crisi della politica nella Martina tardo-democristiana

A pochi mesi dalle attese elezioni provinciali, che sanciranno, ove se ne avessero ancora dubbi, l’incertezza dell’elettorato della Provincia di Taranto, la posizione dei partiti cattolici è quantomeno da valutare. Lungi da poter fare pronostici o fare consigli per gli acquisti di chi candidare, di certo la nuova compagine politica dovrà fare i conti con un territorio che sta vedendo ridimensionato il suo apporto. A Martina poi, la tragicomica caduta del presidente del Consiglio comunale Marraffa, apparentemente estraneo fino a poco tempo fa a questi problemi reca interrogativi seri. Quantomeno perché la politica è tornata in un teatro che le si addice poco. Lontana da ogni sogno di vita per la persona, ha cominciato ad amare i personalismi. Ma, come si dice niente sotto il sole. O come parafrasava quel fine filosofo politico che è stato Aristotele, una rondine non fa primavera. Eppure qualcosa si sta muovendo. Appare un qualcosa di visto e rivisto, un colpo di scena come tanti. E ormai siamo così pregni di assistenza alla politica da dimenticarci che è la politica che deve assisterci. Qualche tempo fa una mia alunna, una decina di anni più piccola di me, mi fece una domanda tranciante. Professore, ma perché io non posso fare politica? E poi. Perché lei non entra in politica? Che ci sta a fare a insegnare? Lungi dall’essere una ragazza spiritosa o capace di voler prendere in giro il docente. Se una diciottenne chiede questo è perché vuole intervenire. Non è vero che i giovani non si interessano della cosa pubblica. C’è malessere nella provincia. Un malessere derivato di certo dalla inconsistenza anche delle proposte. Per quanto mi riguarda la politica è poco chiasso, amore per la città e il territorio. Qualcuno sta dormendo. Come sempre. E i cattolici? Ancora chiusi nelle proprie paure? Se poi il sistema elettorale non agevola una scelta chiara e personale ma richiede solo un segnetto da instillare come goccia d’acqua che si asciuga su un foglio elettorale allora qualcosa ci deve far pensare. Il nuovo meridionalismo targato Poli Bortone è esperimento ardito ma forse per questo potrebbe funzionare se collegato appieno alle idee dei giovani. E’ originale ma anche per questo rischioso. Permane quel far scivolar via la Rosa Bianca. Un progetto interessante ma che sembra essersi assopito. Cosa deve fare l’UDC? Deve rivedere i suoi quadri. Deve ringiovanirsi molto, ma senza far salire sulla propria barca chiunque.
L’Ilva è moribonda. Contenti per le basse emissioni di inquinanti, la grande industria ha tantissimi cassintegrati. Ragazzi che trovi per strada, con famiglie a carico. Quartieri che continuano ad essere preda delle proprie deficenze. Scuole di formazione politica inesistenti. Esperimenti d’uso di idee che segnano il passo nella loro perdurante lentezza. Nessuno si rende conto del tempo che stiamo perdendo nella definizione dei candidati e delle coalizioni, nell’inefficienza generale della definizione di programmi adatti a far ridecollare il territorio. Ma è politica quella che per avere un servizio pubblico buono devi chiamare il tuo amico di turno? Quella politica che in una corsia ospedaliera sembra una spartizione partitica che non una spartizione di cure? Quella che caccia i degenti in malo modo?
Il nostro voto sarà accanimento terapeutico?Anche. Se non ci fossero i cattolici i due poli andrebbero a naufragio. Fanno paura (nelle idee ndr). Nel PDL il vero cattolico ci può stare ma a rischio di vedersi macinato da una preponderante forza economica. Nel PD il cattolico deve far valere i propri valori. Ma dove vanno i cattolici della provincia?
A parlare di associazioni spesso si sbaglia. Sono attive. Fanno politica nascosta a costo di sacrifici.
Ora è importante capire se esiste un vero partito cattolico. Quel partito dovrebbe dare una risposta alla mia alunna. Mi sono reso conto che non posso darla io, ma le ho semplicmente detto che è bello impegnarsi, sporcarsi le mani.
Ad alcuni nella nostra città ha fatto sorridere il caso-asini. Fa piangere il continuo vivere alla giornata. Come viene viene. Nella nostra sala d’Avalos a Palazzo Ducale lo stuolo di anziani, normalmente intirizziti dalla pioggia continua o dal freddo di questo inverno e inizio primavera. Ma che deve succedere oggi?E la risposta è sempre la stessa. Una risatina. Ci rendiamo conto che la politica suscita il riso?
Magari i nostri quartieri fossero percorsi a piedi dai politici. Magari ritornassero fra la gente. Improvvisassero comizi. Magari il sindacalismo fosse tutela del lavoro e non dei lavoratori, perché, come scriveva Hegel il lavoro rende liberi. I lavoratori sono mescolanza di voti. Magari i docenti non vivessero del precariato. Chiedete a un docente precario come si senta a essere sottopagato. Vi dirà che forse si pente di essersi laureato. Quando le vocazioni si perdono, allora la vocazione sarà quella della morte delle idee.

Antonio Cecere