Processione dei ceri, il discorso del sindaco Franco Ancona – Lo Stradone

Processione dei ceri, il discorso del sindaco Franco Ancona

Il discorso integrale pronunciato ieri dal sindaco Franco Ancona alla Cerimonia dei Ceri

Rivolgo il mio riverente ossequio e quello della Giunta Municipale e del Consiglio Comunale a Sua Eccellenza, Monsignor Filippo Santoro, all’Arciprete, Monsignor Franco Semeraro, ai reverendi sacerdoti della città e alle Autorità Civili e Militari qui intervenute.

Saluto con particolare affetto i cittadini che, questa sera, nello splendore della Basilica di San Martino, inaugurata 250 anni or sono, fanno da cornice umana alla Cerimonia dei Ceri; rito che annualmente rinnova la devozione storica del popolo martinese ai Santi Martino e Comasia e che dà inizio alla tradizionale Festa Patronale.

Eccellenza Reverendissima, Autorità, cittadini,
in un anno di Amministrazione abbiamo operato “per una città più moderna, dignitosa, bella ed accogliente”, facendo leva sulla cultura, sull’ambiente e sulla cura del patrimonio artistico e naturalistico.

Abbiamo assunto come modello strategico la Martina del ‘700, di cui questa Basilica insieme al Palazzo Ducale, rappresentano la punta più alta della convergenza tra arte, cultura, economia e fede.

Abbiamo dato alla nostra iniziativa un indirizzo unitario e comprensoriale, avviando una nuova stagione di importanti interventi. Insieme a tutti i Consiglieri comunali, alle Associazioni e ai tanti cittadini abbiamo cercato di riscoprire il senso di una comunità riconciliata, della dignità collettiva, dei valori fondativi della nostra storia e delle nostre radici aperte ai diversi contributi.

Tutti insieme siamo stati protagonisti del risveglio culturale della città, che è decisivo per una più diffusa e indispensabile coscienza civica. In tal senso è stata determinante la centralità del diritto allo studio, della formazione scolastica e culturale.

In tanti hanno contribuito con la generosità delle loro idee e delle loro energie alla costruzione del bene comune a partire dalla Fondazione “Paolo Grassi” e passando per le tante associazioni culturali e di volontariato che animano incessantemente la vita sociale della nostra città.
Particolare gratitudine dobbiamo ai giovani che hanno voluto impegnarsi nella Consulta giovanile eletta con la partecipazione di tanti ragazze e ragazzi che hanno voluto dare un segno concreto di impegno civile.

Nell’azione concreta abbiamo verificato che questo è il compito della politica inteso nel senso più ampio, il compito di chi amministra unitamente a quello dei cittadini responsabili.
Senza un nuovo clima di collaborazione dell’intero Consiglio comunale, della Giunta e delle Istituzioni religiose e laiche della città, degli organi dello stato presenti sul territorio per la sicurezza e per la formazione scolastica, questo non sarebbe stato possibile.

Ma non si può e non si deve nascondere che questi interessanti e positivi aspetti sono pesantemente condizionati dalla gravissima crisi economica dell’Italia e dalla critica situazione in cui versa l’industria ionica.

La mancanza cronica di lavoro è diventato un peso insostenibile per numerose famiglie, per una parte considerevole di giovani e meno giovani, per le donne. L’auspicato e atteso cambio di rotta della economia nell’Europa intera non si è verificato.

Quando la disoccupazione raggiunge le terribili cifre attuali si determinano nuove povertà, si acuiscono i fenomeni di criminalità, si vivono – specie tra gli anziani del Centro Storico e dell’agro – legittime ansie di insicurezza.
Una democrazia non può sopportare a lungo l’impoverimento dei suoi cittadini senza che ne siano minati i suoi fondamenti. La sua missione pastorale ed episcopale in Brasile rende testimonianza di tutto ciò.

Le aree più deboli dell’Italia – come il nostro Sud – soffrono duramente la politica europea del rigore perché essa comprime i consumi e la produzione e riduce i post di lavoro.

Le scelte di austerità vanno nella direzione contraria all’Europa dei popoli, nata dalle ceneri del totalitarismo e della guerra. I padri fondatori vollero tenacemente l’unione dei paesi europei per creare le condizioni più favorevoli di pace, di sviluppo, di libertà e di giustizia sociale.

L’azione dell’Amministrazione – nonostante i limiti imposti dal patto di stabilità e dalle politiche governative – non ha trascurato le famiglie con disagio economico e sociale intervenendo con i contributi per i fitti di casa; alle persone non autosufficienti ha incentivato i servizi di prevenzione e integrazione scolastica e ha potenziato gli aiuti in favore degli anziani, delle donne e dei minori.
Sappiamo dei tanti bisogni dei cittadini che non hanno potuto trovare un’adeguata risposta. Siamo impegnati a cogliere ogni opportunità per ridurre il disagio delle famiglie.

Meritevole è stato l’apporto delle Parrocchie, delle Associazioni di volontariato, delle Arciconfraternite e dei sodalizi laici di mutuo soccorso. Con questi ultimi abbiamo avviato un processo di modernizzazione del cimitero nel rispetto della tradizione e del forte legame che la nostra comunità ha con i propri defunti. Con il mondo associativo religioso e laico vogliamo guardare sempre di più al futuro e all’articolazione concreta di nuove forme di solidarietà per superare le inedite condizioni di povertà.

I parroci – come il Sindaco e gli Assessori e i Consiglieri comunali – sono costantemente testimoni dei drammi familiari e dei bisogni dei più deboli; ascoltano e sostengono coloro che chiedono solidarietà per le necessità immediate e – come noi – avvertono il disagio profondo della limitatezza dei mezzi rispetto alla crescente domanda di lavoro.

Tra le numerose iniziative voglio citare l’idea di dare vita a un centro di raccolta e di distribuzione di alimenti per i bisognosi animato dalla Caritas in questa parrocchia e il Centro della Solidarietà organizzato presso i locali dell’ex Casa di Riposo che il Consiglio Comunale ha reso disponibili per le Associazioni di Volontariato presenti nella nostra città. Sono buoni esempi di cooperazione e di pratica attuazione di quel principio di sussidiarietà che deve ispirare la nostra azione.

L’invito a tenere gli occhi aperti e a rivolgere sempre l’attenzione a chi è indietro ci viene dalla nostra storia e dalle nostre radici; viene dal significato profondo di quello che stiamo svolgendo in questo momento, facendo di Martina una città aperta ai migranti e prevedendo la presenza in Consiglio Comunale del Consigliere aggiunto straniero deliberato dall’intera assise consiliare.

La tradizione e l’iconografia ci tramandano principalmente Martino di Tour che divide il mantello per darlo al povero. Gli agiografi ci narrano di un Vescovo che lotta contro l’ingiustizia in favore dei diritti dei più deboli, di un uomo che si impone uno stile di vita sobrio e rigoroso per testimoniare una più equa distribuzione dei beni.

Ne siamo convinti: una civiltà si misura dall’impegno che rivolge verso coloro che hanno bisogno; un amministratore si giudica dalla politica che adotta per rimuovere, secondo la Costituzione, tutti gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della personalità del cittadino.

Chi amministra, chi è impegnato nella cultura e nel sociale, chi opera nelle professioni e nelle imprese, di fronte al moltiplicarsi degli attentati alla dignità e all’integrità della persona, di fronte al crescere del numero degli emarginati e degli esclusi, deve porre in essere nuove pratiche di solidarietà, di relazioni aziendali e professionali, anche di nuovi stili di vita.

La solidarietà vera si ha quando viene rispettato il diritto di ognuno al lavoro, alla casa, alla formazione e alla cultura, alla salute, ad una vita degna di questo nome.

In questo anno abbiamo cercato di promuovere
– interventi per qualificare il territorio in una dimensione comprensoriale valorizzandone le risorse ambientali e paesaggistiche che sono le potenzialità specifiche per un moderno sviluppo;
– iniziative per la valorizzazione dei prodotti tipici e delle diverse filiere agroalimentari;
– servizi prioritari all’area industriale di cui essa era ancora carente;
– abbiamo avviato con la partecipazione dei cittadini, dei professionisti e delle imprese un procedimento che affronta i nodi di una città che vuole rigenerare se stessa per essere più vivibile e più funzionale allo sviluppo delle imprese.

Abbiamo restaurato il Centro Servizi abbandonato in Piazza Filippo D’Angiò, ora sede della Polizia Locale, dando all’intero comprensorio dei trulli uno spazio per promuovere la propria economia. Stiamo progettando l’atteso radicale cambiamento del sistema di raccolta di rifiuti che, imperniato su idea del rifiuto come risorsa, porti ad una percentuale elevata di recupero e di riciclo, crei nuove forme di occupazione abbassi i costi in favore delle famiglie, in collaborazione con i comuni di Crispiano, Laterza, Mottola, Palagianello e Statte.

La Giunta Comunale e il Consiglio Comunale hanno operato per Martina “città bella”
– facendo della cultura, nelle diverse forme propositive, un modello di vivere della città e di ospitare coloro che vengono a risiedere o a visitarla;
– dando qualità e spinta economica alle stesse attività turistiche;
– mettendo in risalto, in ogni circostanza, i tesori storici e architettonici di cui Martina è ricca, prendendoci cura del Centro Storico e soprattutto dei suoi residenti contro cui sono stati commessi nei mesi scorsi gravi azioni criminali, ben presto stroncate dalle forze dell’Ordine che vogliamo qui pubblicamente ringraziare per l’azione che di notte e di giorno svolgono per la sicurezza.

Su Martina, come sull’intera Provincia, incombe lo spettro che il futuro dell’area industriale ionica sia senza speranza.

Nel dramma economico e sociale di Taranto, Lei, Eccellenza Reverendissima, ha richiamato più volte gli amministratori pubblici, gli imprenditori, le associazioni economiche e sindacali, i movimenti e i cittadini a recuperare un’unità di intenti per la soluzione dei gravi problemi dell’industria tarantina.

La città di Martina apprezza i suoi appelli, ne condivide lo spirito, Le è grata.

La contrapposizione radicale delle forze e dei movimenti in campo, la profonda lacerazione sociale non aiutano a risolvere i problemi e a superare la crisi.

Noi non vogliamo rinunciare all’idea che sviluppo e ambiente, che lavoro e salute, vadano insieme e segnino la vera modernità.

Taranto ha fame di lavoro e contestualmente di ambiente pulito. Ambedue vanno salvaguardati.

Da chi ha avuto la delega governativa a sostituire la proprietà nella gestione dell’Ilva bisogna esigere che faccia bene e presto: che non vada perso un solo posto di lavoro, che siano praticati interventi indispensabili per disinquinare e bonificare l’aria, le acque, il suolo.

La nostra Provincia ha bisogno di quella concordia sociale che riproponga le identità di storia e di cultura del passato come la Magna Grecia o la Civiltà della Pietra; che dispieghi le molteplici potenzialità del presente, a cominciare dalle relazioni e interscambi con i popoli del Mediterraneo.

La nostra Amministrazione, insieme alle associazioni cittadine, ha dato la più convinta adesione alla candidatura di Taranto Capitale delle Cultura 2019, in alleanza con Matera e Lecce.
Lo ha fatto
– per ridisegnare un nuovo orizzonte di civiltà,
– per progettare un diverso sviluppo sostenibile,
– per affrontare con speranza il cambiamento,
– per essere ponte di pace fra diverse etnie, culture e religioni che si affacciano su un mare, il Mediterraneo, costeggiato da paesi alle prese con gravissime tensioni sociali quando non di vere e proprie guerre.

La plurimillenaria storia di Taranto può meritarle un nuovo ruolo al servizio di una identità Europea che sappia guardare al sud del mondo e tendere la mano ai popoli in difficoltà.

Abbiamo fiducia nei nostri giovani molti dei quali hanno raggiunto traguardi prestigiosi nel campo culturale, artistico e sportivo sulla scena nazionale e internazionale. Tanti altri studiano con impegno e grande apertura al nuovo. Abbiamo fiducia nei nostri imprenditori che sappiamo impegnati a cercare nuovi percorsi per rilanciare le loro aziende.

Con questi auspici, per il futuro della nostra terra, rinnovo gli ossequi a Sua Eccellenza l’Arcivescovo, ai Sacerdoti e alle Autorità.

Saluto ancora i cittadini, mi appello al loro senso di ospitalità, di cura della città perché ci sia una buona festa per tutti e per quanti visiteranno la nostra bella Martina ed invocheranno la forza spirituale e morale dei patroni Martino e Comasia.