La prima sentenza del Tribunale amministrativo di Lecce aveva già dato torto ai consiglieri comunali Pasquale Lasorsa (Amomartina) e Franco Mariella (Italia dei Valori), ma per queste seconda sentenza, che sarebbe dovuta entrare nel merito della questione, grande era l’attesa almeno per quella parte di opposizione intenzionata a mandare a casa il sindaco Palazzo. Qualora il Tar avesse accolto il ricorso dei due consiglieri di opposizione, allora lo scioglimento immediato del Consiglio sarebbe stato inevitabile, ma così non è stato, e ora i due consiglieri minacciano ancora una volta il ricorso al Consiglio di Stato, nonostante ormai insensato pare questo gesto estremo, che potrebbe portare ad un nuovo stralcio, fermo restando la questione politica che si presume spinga le intenzioni di chi è all’opposizione nel portare avanti iniziative di questo tipo e che in questo caso hanno portato all’alleanza di soli due consiglieri. I fatti ai quali facciamo riferimento sono relativi alla seduta consiliare dello scorso giugno, relativi l’approvazione del rendiconto consuntivo. Durante tale seduta diversi furono gli errori di forma che portarono alla mancata osservazione in toto delle norme procedurali tradizionali, alle quali il Tar ha risposto in sostanza che a queste è possibile ovviare nel caso in cui si tratti di grossi provvedimenti ed in questo caso l’approvazione di un bilancio sicuramente lo è. Un’altra puntata della lunga telenovela è stata scritta, ora la palla dovrebbe passare al Consiglio di Stato, sempre che il duo Lasorsa-Mariella voglia continuare. Al di là del risultato politico di questa sentenza che spinge ad una differente interpretazione a seconda del proprio indice di gradimento nei confronti di questa amministrazione, resta il fatto (già sottolineato in altre circostanze ndr) che a tale iniziativa vi hanno preso parte due soli consiglieri di opposizione. Gli altri avevano la sfera magica e prevedevano l’insabbiamento della sentenza amministrativa? Oppure questo consiglio, oltre a non avere una maggioranza, non ha neppure un’opposizione?
Ottavio Cristofaro