La celebrazione della Santa Messa presso la parrocchia di San Francesco, sabato 7 marzo, ha previsto la partecipazione di un ospite d’eccezione: il cardinale Giovanni Njue, prima arcivescovo di Nairobi e presidente della Conferenza Episcopale del Kenya di cui ha inaugurato il centro “Franco Semeraro”, voluto dai volontari dell’associazione “La nostra Africa”.
Il tempo quaresimale e l’episodio della trasfigurazione nel Vangelo di Marco sono state occasioni, colte dal Cardinale, per far emergere riflessioni sulla missione che ciascuno di noi è chiamato a compiere, in linea con il cammino delle suore e dei padri missionari della Consolata. “Non è un caso se noi siamo qui, oggi. Abbiamo lasciato le nostre famiglie per essere qui, uniti. Ci sono diversi modi di fare missione. Ognuno, però deve rispondere al suo cammino. Quando ero ragazzo, volevo fare il medico. Poi, il politico. Ma, dentro di me, c’era una voce. Una voce sempre presente che, poi, mi ha portato ad essere quello che sono. Se ora sono felice, realizzato, è perché ho intrapreso il mio vero cammino. E voi, genitori, siate consapevoli che non siete madre e padre per caso, ma siete chiamati a guidare, senza costrizioni, i vostri figli verso la loro strada. Solo seguire la propria strada può portare alla felicità”.
Il Cardinale ha insistito inoltre sul significato del tempo quaresimale inteso non semplicemente come “riti di penitenza e di digiuno”, ma come tempo di rigenerazione. Tempo in cui mettersi davanti allo specchio che è Cristo per domandarci come stiamo impiegando la nostra vita. Tempo di “aggiustamenti”, di sincerità con noi stessi, prima di accogliere il dono della Pasqua che è risurrezione con Cristo, vita nuova. “Cristo, trasfigurandosi sul monte, ci ha indicato la nostra vera vocazione: l’eternità. È a quel monte che dobbiamo puntare compiendo ogni giorno piccoli passi, e accettando le sfide come risorse, modi di cui Dio si serve per rafforzarci nella nostra missione”.
È con l’augurio ai giovani che hanno allietato la celebrazione con musica e canti che è concluso l’incontro, con l’invito ad andare controcorrente, a non piegarsi davanti ai compromessi, ma a dire la verità sempre per testimoniare la propria libertà. Anche quando questo è scomodo. E, ancora, un invito a non considerarsi “giovani per caso”, ma “giovani per un motivo”: per realizzare il progetto di Dio che ha bisogno di alleati, di collaboratori che rispondano a questo invito.
Colgo l’occasione di spingere il discorso del nostro vescovo fino al dialogo con un grande profeta della speranza e infiammato testimone del Vangelo, don Tonino Bello: “Coraggio. Alzatevi e levate il capo. Muovetevi. Fate qualcosa, il mondo cambierà. Anzi, sta già cambiando. Non li vedete i segni dei tempi? Gli alberi mettono già le prime foglie. E sul nostro cielo il rosso di sera non si è ancora scolorito”.
Annalisa Scialpi