Perché un sindaco tiene per sé la delega all’urbanistica? – Lo Stradone

Perché un sindaco tiene per sé la delega all’urbanistica?

Quelle raccontate Italo Calvino sono “città invisibili”, non perché astratte alla vista, ma perché i racconti che Marco Polo descrive, alla corte di Kublai Khan, parlano delle minuzie dei dettagli, ma anche dell’insieme architettonico, senza mai smettere di guardare dove tutti gli altri non guardano, verso dettagli che ad altri appaiono, appunto, invisibili.
Quanto è complessa una città e quanto è complesso disegnarla? Donato Carrisi definisce lo scrittore un Dio di un micro mondo, e allo stesso modo lo scrittore Calvino risultava il creatore di quei mondi raccontati per bocca di Marco Polo.
Disegnare e progettare una città significa scrivere oggi pensando al futuro: non deve essere certo cosa facile.
A Martina Franca la materia urbanistica è stata spesso trascurata, privata di quel senso di responsabilità di sentirsi quel Dio di quel micro mondo a cui facevamo riferimento con lo scrittore Carrisi. E così ci si ritrova con palazzi che tagliano una circonvallazione, con strade pubbliche ricadenti su suoli privati, con aree a verde inesistenti, con enormi palazzi privi di strade e parcheggi, e così via.
C’è un’anomalia che accomuna i due sindaci Ancona e Palazzo, oltre al nome di battesimo, ed è relativa al fatto che entrambi hanno scelto di tenere per sé la delega all’urbanistica. Come può un sindaco, oltre a fare già il primo cittadino, fare svolgere anche bene la gravosa delega all’urbanistica?
Significa affrontare questioni così complicate e impegnative tra una riunione e l’altra, tra una visita e l’altra. All’esterno si è voluto trasmettere il messaggio che si sarebbe controllato l’ufficio tecnico da vicino, con il rovescio della medaglia per cui vuol dire anche che non esiste nessuno, meglio del sindaco, a cui è opportuno riservare tale delega e, a leggerla così, non è certo un messaggio rassicurante. In realtà sarebbe bastato avviare dal primo giorno una task force poderosa, perchè forse non si è capito che la città è cresciuta da sola per questi ultimi 25 anni, senza che nessuno l’abbia tenuta per mano.
E allora capita che oggi ci venga in mente di quanto sia importante il centro storico, di quanto sia difficile realizzare una circonvallazione, di quanto sia difficile organizzare la viabilità cittadina, di quanto insufficienti siano le aree a parcheggio. Si è perso il concetto di piazza: tra un palazzo e l’altro nessuno si è preoccupato di realizzare di tanto in tanto una piazza, un parcheggio, una mezza villetta, una semplice fontana (le fontane sono un fantastico luogo di incontro, provate ad andarci, ndr).
A Bari, grazie all’iniziativa comunitaria “Urban” per la riqualificazione dei quartieri più disagiati si è dato grande slancio alla cosiddetta “Bari Vecchia”, il quartiere della zona portuale tra i più antichi e degradati della città; lì risiedono circa 8 000 persone. A Taranto quelle stesse misure comunitarie Urban, negli anni, hanno seguito esiti ben diversi, alcuni positivi e altri assolutamente no.
Nel capoluogo pugliese, invece, si è dato vita ad un progetto organico di sviluppo che ha promosso la creazione di nuove attività produttive, l’attuazione di formazioni su misura per specifici gruppi della popolazione, strutture riservate ai servizi sociali e azioni di riqualificazione delle aree pubbliche, con positive ripercussioni non solo per la città, ma per l’intero territorio regionale.
L’iniziativa comunitaria Urban affronta problemi legati a situazioni di isolamento, povertà ed esclusione, con un pacchetto di progetti che integrano riqualificazione di infrastrutture obsolete ed iniziative di carattere economico e occupazionale. Il progetto per la città di Bari mirava a sostenere nuove attività produttive attraverso lo sviluppo di un settore artigianale, di un nuovo comparto turistico e di strutture per la ricettività degli studenti universitari.
Le iniziative Urban, le zone franche urbane (di cui ci siamo occupati la scorsa settimana, ndr), la redazione del nuovo piano urbanistico, sono attività che richiedono la giusta attenzione, un lavoro che non è possibile svolgere al meglio tra un impegno e l’altro, negli scampoli di ritaglio di tempo. Ecco perché il “progetto rinnovamento” annunciato dalla nuova amministrazione di questa città non ci ha mai convinto pienamente, laddove si persevera in comportamenti in linea con il passato. Perché un sindaco dovrebbe tenere per sé la delega all’urbanistica?

Ottavio Cristofaro