La storia di Lucia e della sua voglia di vivere – Lo Stradone

La storia di Lucia e della sua voglia di vivere

– MARTINA FRANCA – Cala il sipario sulla vicenda Englaro, ma resta il dolore per una vita che ha lasciato questa terra, ma soprattutto per una vicenda che ha lasciato molti dubbi nelle coscienze. I mezzi di comunicazione che fino ad oggi si sono occupati della storia di Eluana, iniziano pian piano a dimenticare una circostanza che ormai non fa più notizia, ma che oltre a lasciare un vuoto incolmabile, deve necessariamente lasciare forte il ricordo di questa triste vicenda, soprattutto nelle agende di chi amministra questo Paese in cui forte si sente l’esigenza di una legislazione chiara e trasparente. Il 18 gennaio 1992, Eluana Englaro, una ragazza di 20 anni, ha un incidente stradale. È stata ricoverata a Lecco, in stato vegetativo permanente, senza alcuna speranza di riprendere coscienza, alimentata da un sondino nasogastrico. Una situazione che si differenzia dal coma profondo per il fatto che il paziente respira autonomamente pur senza coscienza, a causa della corteccia cerebrale necrotizzata. Quando appare evidente che la situazione della figlia è senza speranza, il padre della ragazza, Beppino, che dal 1997 è diventato tutore di Eluana, comincia la sua lotta per essere autorizzato a rifiutare l’alimentazione artificiale della figlia. Ogni nazione, ogni città, ogni quartiere e ogni famiglia conosce la propria Eluana. Abbiamo voluto ascoltare la storia di una sola delle tante “Eluane” di Martina Franca, per cercare di capire dalla voce dei familiari cosa si provi quando la sorte, il destino o per meglio dire il Signore, decide di donarci una croce davvero molto pesante. La nostra Eluana si chiama Lucia ha 41 anni vive al quartiere Sant’Eligio. A causa di una tetraparesi spastica connatale grave, non ha mai potuto camminare, né mai utilizzare il linguaggio verbale. Aveva solo tre mesi di vita quando i familiari si accorsero della sua malattia a seguito di una forte febbre e che portò alla diagnosi di tale malattia, la quale impedisce il corretto funzionamento del cervelletto. Da lì Lucia ha iniziato il suo percorso di cura, prima a Lussemburgo, dove è nata, poi anche in Francia; un percorso breve perché da subito si è capito che a tale male nessuna cura era in grado di porvi rimedio. Dodici anni fa la situazione si è aggravata, quando ci si è trovati di fronte alla necessità di nutrirla attraverso l’ausilio di un sondino, la vita di Lucia sarebbe durata al massimo altri 6 mesi, ma dopo dodici anni non si comprende in quale modo lei è ancora nel suo letto, ancora viva, ancora cosciente. La sua vita è in connubbio con quella dei suoi genitori, che ogni giorno si prendono cura di lei con amore e soprattutto trasmettendole quella voglia di vivere che mai Lucia ha perso, neppure quando tre anni fa si verificarono le prime crisi epilettiche, che però non si sa in quale modo sono ora sparite. E non si capisce neppure come fanno le sue piaghe a guarire puntualmente, quasi come un bambino che cadendo dalla sua bici e sbucciandosi le ginocchia, il giorno dopo è pronto a ripartire perché la ferita non gli fa più male. Attualmente Lucia riceve assistenza domiciliare ASL gratuita per alcune ore alla settimana di fisioterapia, tutto il resto lo fanno i suoi familiari. Ogni due mesi deve recarsi in ospedale per la sostituzione del sondino, pratica affidata alla dottoressa Maria Colucci che bene conosce il caso di Lucia. Trascorre le sue giornate con la compagnia di Radio Maria accompagnata dallo sguardo dolce del ritratto del santo di Pietralcina che sovrasta il suo letto e del quale è profondamente devota.
Tutto ciò sembra molto improbabile se solo pensiamo che le fu detto ben dodici anni fa che la sua vita si sarebbe spezzata di lì a poco. In quel periodo molto triste per l’intera famiglia, la mamma, la signora Antonia racconta di aver incontrato in sogno Padre Pio che le chiedeva di andare a prendere la figlia e di consegnargliela. Antonia subito accorse a casa, prese la figlia e si mise in cammino; la sua casa è a due passi dalla chiesa di Regina Mundi ma la strada è un po’ in salita fino a raggiungere la statua del santo con le stigmate che la parrocchia ospita sul piazzale esterno. Il santo accolse Lucia tra le sue braccia e subito le alzo la maglia dicendo: ‹‹vai, che la grazia sia con te››. Il miracolo non è la cura della malattia, ma l’eccezione donata dal Signore. Antonia non ha chiesto al Signore di vedere sua figlia alzarsi sulle sue gambe, ma soltanto di continuare a vederla vivere fino a che il Signore vorrà, fino a che la fiamma della loro fede continuerà bruciare. Da allora Lucia può continuare a sorridere al viso dei suoi genitori e a tutte le persone che le vogliono bene, questo è tutto quello che basta, tutto quello di cui si ha bisogno per continuare a vivere.

Ottavio Cristofaro