Province, è ancora caos. In Consiglio Martina dice di voler restare con Taranto – Lo Stradone

Province, è ancora caos. In Consiglio Martina dice di voler restare con Taranto

Unire la Valle d’Itria. È questa la missione che i tre sindaci di Martina Franca, Locorotondo e Cisternino si sono dati.
Un tavolo con i sindaci dell’area barese, brindisina e tarantina attorno alla Valle d’Itria per cercare di pianificare le mosse da compiere in vista del riordino delle province. I tre Comuni sono certi della necessità di dare alla Valle d’Itria compattezza. Anche l’assessore Dentamaro ha dovuto riconoscere il valore identificativo di una zona vasta ed omogenea.
Una necessità evidenziata nuovamente nel corso di un incontro a tenutosi a Villa Mitolo a Locorotondo, alla presenza dei sindaci e proprio dell’Assessore Dentamaro.
Il sindaco di Martina Franca, Franco Ancona all’assessore Dentamaro ha chiaramente detto che: “la Valle d’Itria non è solo turismo, ma anche industria”. A chiesto quindi che la Regione si esprima con chiarezza sui progetti tarantini che riguardano il porto e l’aeroporto. Anche lui convinto che la Valle d’Itria debba essere unita, Ancona ha detto che “finora questa zona è stata penalizzata perchè divisa. La divisione ha impedito la crescita economico-turistica dell’area e soprattutto ha impedito che finanziamenti come quelli che, invece, sono giunti nel Salento e nel Gargano, arrivassero anche in Valle d’Itria”.
Ad ogni modo nessuna adesione automatica alla nuova “Ta-Bri” (la provincia che dovrebbe nascere dall’accorpamento dei capoluoghi di Taranto e Brindisi) dell’intero blocco dei comuni della Valle d’Itria, anzi, tutto il contrario.
Al momento c’è solo la consapevolezza che è opportuno, perché più conveniente per tutti, stare insieme. Come a dire che sul piano delle decisioni siamo ancora in alto mare, perché dal Governo siamo ancora in attesa di decisioni più precise; e nel frattempo resta confusione e preoccupazione sull’iter e sulle modalità con cui le nuove istituzioni dovranno muoversi.
Un confronto aperto ed in alcuni momenti duro e provocatorio quello tenutosi di Villa Mitolo. Il sindaco locorotondese Tommaso Scatigna ha annunciato la volontà del suo consiglio comunale di non votare alcuna delibera di appartenenza nè alla futura area metropolitana barese, nè alla provincia ionico-adriatica rappresentata da Taranto e Brindisi.
Intanto Fasano, riguardo alla provincia con cui stare, non ha dubbi. La scelta è Bari. Sono stati 5169 i cittadini che si sono recati, tra sabato e domenica scorsi, nei sette seggi allestiti sul territorio. Un vero e proprio plebiscito per Bari e la città metropolitana: 4995 preferenze (pari al 96,63%). La costituenda Brindisi-Taranto si è fermata a soli 165 voti (3,2%) mentre 9 (0,17%) sono risultate le schede nulle.
La questione relativa al riordino delle province non è esclusivamente una questione politica, lo è anche, ma non solo. È anche una questione culturale.
La domanda da porsi è sulle ragioni dello stare insieme. Insomma la domanda si sposta sulle motivazioni, sul perché.
Una volta fatta questa analisi, il riordino delle province sarà cosa ben più semplice, al netto di analisi sulle criticità e sulle opportunità che qualsiasi scelta determinerebbe sugli scenari futuri.
La ridefinizione delle province può essere una buona occasione per ripensare e riorganizzare l’assetto geo-politico del territorio.
Significa sostenere presso la medesima sede le istanze di una territorialità strategica per l’intera Puglia, ma anche consentire l’avvio di politiche comuni e condivise tra amministrazioni caratterizzate da analogie economiche e politiche.
È evidente che si tratta di una comunanza che trova ragione nelle proprie radici culturali. Tratti distintivi comuni, analogie, architetture, sviluppo del territorio e per alcuni versi anche imprenditorialità.
La riorganizzazione delle province potrebbe essere una buona opportunità per stabilire cosa si vuole farne di questa Valle d’Itria. Sempre ammesso che qualcuno a Roma si decida finalmente ad andare a riprendere la pratica impolverata che estende il riconoscimento di patrimonio Unesco dell’umanità all’intera Valle e non solo ad Alberobello.

o.cri.