Il vero segno distintivo del Pd è la vocazione maggioritaria, Walter Veltroni lo ribadisce durante la conferenza stampa con la quale spiega le ragioni delle sue dimissioni: «La vocazione maggioritaria del Pd è la cosa a cui tengo di più». Per Veltroni, l’obiettivo del Pd deve essere «conquistare la maggioranza dei consensi», una cosa che finora non è mai accaduta neanche quando si sono vinte le elezioni. Un obiettivo da raggiungere «ovviamente non solo con il Pd, ma certamente con una maggioranza riformista. Il Pd non deve essere la colla che tiene insieme cose diverse. Dobbiamo -ha continuato l’ex Segretario del partito- superare personalismi e divisioni e passare da una sinistra salottiera, giustizialista, pessimista e sostanzialmente conservatrice ad un centrosinistra non conservatore ma innovatore, non salottiero ma capace di recuperare il giusto rapporto con la vita reale dei cittadini».
«L’Italia -continua Veltroni- ha bisogno di un cambiamento profondo e radicale e mai come oggi la nostra storia, le nostre stesse biografie, devono essere al servizio di questo in modo che anche nel nostro paese possa accadere quanto accade negli Stati Uniti. Volevo creare un partito diverso ma non ce l’ho fatta e chiedo scusa per questo». A queste parole dalla sala sono arrivati gli applausi di molti dei partecipanti. «Sento – dice Veltroni – di non aver corrisposto alla spinta di innovazione». Il leader democratico è poi passato a parlare del suo diretto antagonista politico. «Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società perchè con i suoi mezzi ha stravolto il sistema dei valori ed ha costruito un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio. Bisogna avere il coraggio di mettere la vela al vento – auspica ancora Veltroni – anche quando il vento è basso, andando casa matta per casa matta. Questo non è antiberlusconismo ma è critica che è un valore della democrazia».
«Penso -indica ancora Veltroni- che il passaggio dei prossimi giorni si dovrà accompagnare all’avanzare di forze e energie nuove, ad esperienze legate ai territori e ai nostri amministratori». Terminando il leader del centrosinistra ha invitato a non attedere i risultati del suo successore «orologio alla mano» e ha ripetuto che lascerà la sua carica «senza sbattere la porta». Nel frattempo il portavoce del Pd Andrea Orlando ha annunciato le prossime mosse del partito. «Il coordinamento ha deciso di dare corso agli adempimenti statutari e, quindi, convocare per sabato l’assemblea costituente, che o eleggerà un nuovo segretario, oppure aprirà il percorso congressuale, come previsto dallo statuto». Per ora, dunque, nessuna proposta ufficiale da parte del vertice del partito, ma restano in piedi sia l’ipotesi di eleggere un segretario pro tempore fino alle europee e quindi al congresso di ottobre, sia di aprire la fase congressuale e, nel frattempo, lasciare il partito alla reggenza di un direttorio collegiale. Orlando ha poi specificato che «la decisione sarà presa dopo la riunione dei segretario regionali che si terrà nelle prossime ore».
Fonte: La Stampa