Il convegno di studi, organizzato dalla Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) rappresentata dall’avvocato Vincenzo Falabella, ha visto la partecipazione attiva del volontariato presente sul territorio (l’associazione integrazione del diversamente abile A.i.d.a. e l’A.m.a.r. Down di Martina, oltre all’Arpuh di Locorotondo).
Oggetto di discussione è stata la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. I lavori per la stesura hanno previsto cinque anni di negoziazione. A partire dall’inizio del 2000, si è arrivati alla promulgazione il 13 dicembre 2006. Il 30 marzo del 2007 è stata sottoscritta dall’Italia, e il 28 novembre del 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione, con il disegno di legge in Italia. L’approvazione definitiva avverrà nel 2009. Si tratta del primo e sinora significativo atto internazionale obbligatorio del XXI secolo sui diritti umani.
Secondo i dati del Dpa (Disabled people international), infatti, nel mondo abbiamo 650 milioni di persone con disabilità. Di questi l’82% vive in paesi in sottosviluppo e solo il 2% riceve servizi e sostegni. Il 98% dei bambini con disabilità non ha accesso alla istruzione formale. La convenzione internazionale stabilisce, per le persone con disabilità, il diritto all’inclusione sociale (piena partecipazione in tutti gli ambiti della vita), il rispetto dei diritti umani, della dignità e delle differenze, la protezione dell’integrità della persona, l’uguaglianza delle opportunità e la proibizione di ogni forma di discriminazione, e sostiene l’empowerment puntando sul rafforzamento delle capacità per favorire il potere delle persone con disabilità. Ci sono degli esempi allarmanti di discriminazione in Italia. Se il tasso di disoccupazione per il cittadino è del 6%, per le persone con disabilità è pari al 76%. L’accesso ai treni, pari al 100% per il cittadino, si riduce al 10%. Senza trascurare che la condizione di disabilità è causa e effetto della povertà. Esiste una povertà economica, ma anche di risorse, di riconoscimento sociale che genera esclusione, di competenze, di soluzioni. Proprio per questo è giusto puntare sull’empowerment: accrescimento sociale, economico e politico di un individuo. È necessario quindi riabilitare la società e abilitare i professionisti. Nel mondo, inoltre, 500.000 persone con disabilità sono recluse in 2500 megaistituti e 56% dei bambini con disabilità frequenta classi speciali. Sono 191 i paesi che utilizzano l’Icf. Esso è inoltre strumento per abilitare gli operatori (medici) a leggere correttamente la situazione di disabilità. Il fine è quello di valorizzare le differenze umane puntando sull’accrescimento interiore e delle competenze delle persone con disabilità. E con questo augurio che è terminato l’intervento dell’avvocato Falabella, che ha dimostrato con la sua persona, nella brillante esposizione attraverso la quale sono emerse virtù di grande competenza e forza interiore, che il deficit (in questo caso motorio, visto che l’avvocato si muove su una sedia a rotelle) non è un limite, ma può diventare risorsa quando si unisce alle concrete possibilità di arricchimento interiore (all’empowerment, appunto). Perché, come ha ricordato l’Unesco in uno slogan, noi siamo gli esperti della nostra vita. Perciò, niente su di noi e senza noi.
Annalisa Scialpi