La fine di una storia vissuta in simbiosi – Lo Stradone

La fine di una storia vissuta in simbiosi

Abbiamo già raccontato della storia di Lucia, lo facemmo esattamente a febbraio di due anni fa. Erano giorni in cui le pagine dei giornali avevano gettato fiumi di inchiostro sulla vicenda Englaro che tante domande aveva posto nelle coscienze di tutti.
Eluana, a seguito di un incidente stradale, ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni, fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale.
La richiesta della famiglia di interrompere l’alimentazione forzata, considerata un inutile accanimento terapeutico, scatenò in Italia un notevole dibattito sui temi legati alle questioni di fine vita.
La vicenda della giovane Eluana e della battaglia intrapresa dalla sua famiglia perché le sue volontà venissero rispettate, al di là del clamore mediatico suscitato, ha contribuito a portare alla luce alcune gravi lacune del sistema giuridico italiano per quanto riguarda vicende bioetiche analoghe, riaprendo il dibattito su una eventuale legge che prenda in considerazione forme di testamento biologico.
La storia di Lucia è diversa, ed è una storia di amore, di gioia di vivere, di fede nella volontà del Signore.
Oggi Lucia non c’è più, è morta a 44 anni, tutti passati stesa su un letto. “Cosa farò da domani?” è la domanda che si pone sua madre che ha vissuto tutti questi anni in simbiosi, lei e la sua famiglia, sempre insieme a Lucia. Perché la sua storia è la testimonianza di come ognuno di noi, in misura diversa, è dipendente dagli altri. Lucia era dipendente dalla sua famiglia in tutto e per tutto, oggi si scopre che anche la sua famiglia lo era da lei. I suoi genitori lo hanno sempre saputo e hanno sempre pregato il Signore affinchè restituisse loro la forza di portare avanti una croce così pesante, convinti che con il Suo aiuto ce l’avrebbero fatta.
Oggi Antonietta e Cosimo, suoi genitori, sanno bene di aver portato a termine una grande missione; la scomparsa di Lucia renderà loro consapevolezza di aver saputo portare avanti la loro croce e che nulla potrà essere più pesante. Il dolore, però, è sempre quello di due genitori che perdono la loro figlia.
A causa di una tetraparesi spastica connatale grave, Lucia, non ha mai potuto camminare, né mai utilizzare il linguaggio verbale. Aveva solo tre mesi di vita quando i familiari si accorsero della sua malattia a seguito di una forte febbre che portò alla diagnosi della malattia.
Da lì Lucia iniziò il suo percorso di cura, prima a Lussemburgo, dove è nata, poi in Francia; un percorso breve perché da subito si è capito che a tale male nessuna cura era in grado di porvi rimedio.
La sua vita è stata sempre in connubio con quella dei genitori, che ogni giorno si sono presi cura di lei con amore e soprattutto trasmettendole quella voglia di vivere che mai Lucia ha perso, neppure quando pochi anni fa si verificarono le prime crisi epilettiche, poi sparite.
Trascorreve le sue giornate con la compagnia di Radio Maria accompagnata dallo sguardo dolce del ritratto del santo di Pietralcina posto sul suo letto e del quale era profondamente devota.
Ricordiamo un aneddoto che mamma Antonia ci ha raccontato.
Circa quindici anni fa fu detto a Lucia che la sua vita si sarebbe spezzata di lì a poco. In quel periodo molto triste per l’intera famiglia, la mamma, la signora Antonia, racconta di aver incontrato in sogno Padre Pio che le chiedeva di andare a prendere la figlia e di consegnargliela. Antonia subito accorse a casa, prese la figlia e si mise in cammino; la sua casa è a due passi dalla chiesa di Regina Mundi ma la strada è un po’ in salita fino a raggiungere la statua del santo con le stigmate che la parrocchia ospita sul piazzale esterno. Il santo accolse Lucia tra le sue braccia e subito le alzo la maglia dicendo: “vai, che la grazia sia con te”. Il miracolo non è la cura della malattia, ma l’eccezione donata dal Signore. Antonia non chiese al Signore di vedere sua figlia alzarsi sulle sue gambe, ma soltanto di continuare a vederla vivere fino a che il Signore avrebbe voluto.

Ottavio Cristofaro