Alla faccia della partecipazione. Il primo dicembre 2008 l’associazione “La Città Possibile”di Martina Franca ha inviato una nota al Presidente della Regione, Nichi Vendola e per conoscenza a tutti i Sindaci degli otto comuni del “Piano Strategico Valle d’Itria”, per informare la Regione e i Sindaci del percorso metodologico anomalo seguito dal Piano in questione. Sin dall’inizio, infatti, la suddetta associazione ha messo in evidenza le criticità riguardo alla mancata partecipazione dell’opinione pubblica (e non solo) al progetto. Partendo dal presupposto che l’esperienza amministrativa di programmazione di “Area Vasta” ha costituito una importantissima occasione per impostare un nuovo metodo per pianificare lo sviluppo futuro del comprensorio in maniera innovativa e moderna, la nota sottolineava in maniera chiara e diretta l’incapacità delle amministrazioni di coinvolgere, nel tavolo delle trattative e delle programmazioni, gli “attori sociali” (associazioni di categoria, ordini professionali, associazioni culturali, ecc.). “Purtroppo bisogna prendere atto-recita la nota- che il processo di costruzione del piano strategico, che operativamente è iniziato a dicembre 2007, ha avuto un iter troppo burocratizzato che ha lasciato poco spazio alla partecipazione reale degli attori economico-sociali, relegati al ruolo di comparse. La tentazione di condurre verticisticamente il processo del piano e l’incapacità operativa di coinvolgere le popolazioni locali interessate, attraverso qualificati percorsi di autentica partecipazione, è stato subito evidente. Infatti nei dodici incontri tematici organizzati presso gli otto comuni del comprensorio d’Area Vasta, dal 30 gennaio al 18 marzo 2008, in realtà, è apparsa subito inadeguata la capacità di strutturare una specifica metodologia di lavoro fondamentale per avviare e articolare una reale ed autentica collaborazione al Piano da parte degli attori sociali iscritti al partenariato Tutti gli incontri o tavoli della concertazione economico-sociale sono stati impostati sempre all’insegna di argomentazioni, se pur tematiche, generali e generiche e in presenza di rappresentanze del mondo associativo, culturale, sociale ed economico, provenienti dai diversi comuni coinvolti e troppo variegate, disomogenee e estranee per identificarsi in una visione comune del progetto. In quegli incontri nessun rappresentante (attore sociale) è stato messo nelle condizioni di comprendere in riferimento a quale specifica strategia si dovesse formulare una proposta concreta nella direzione di un interesse comune e in quale maniera potesse essere possibile esprimere utili indicazioni, considerata l’assenza della propedeutica fase di costruzione della visione comune del futuro dell’intera area. Sono stati così avviati e attuati più degli incontri prefissati e rigidamente impostati, che delle consultazioni pubbliche, carenti, persino, di un preciso e chiaro indirizzo politico dell’intero comprensorio. Ci si è trovati, così, di fronte ad un processo bloccato e quindi ad un non processo, molto distante metodologicamente da quelli consolidati e ampiamente collaudati da altre realtà. Nel caso di Martina Franca, addirittura, c’è stata un’unica occasione di confronto, ossia un tavolo in cui si è discusso solo e semplicemente di tessile. Martina Franca, uno dei comuni più grossi dell’”Area Vasta”, è il centro più importante della Valle d’Itria che possiede molteplici problematiche di rilevanza ambientale, urbanistica, sociale, economica e persino politica e discutere solo di tessile è stato limitativo, penalizzante e poco strategico. Nonostante le sollecitazioni pervenute da diverse associazioni di categoria e culturali, in generale, non è stata offerta la possibilità di discutere e partecipare sulle scelte del Piano Strategico”. Un’altra critica che le associazioni hanno mosso nei confronti delle amministrazioni riguarda la poca importanza che si è dato allo sviluppo e alla valorizzazione della valle dal punto di vista ambientale e paesaggistico sostenendo che le peculiarità della Valle “sono state utilizzate per garantire un marchio a comuni senza trulli, senza muretti a secco e senza il paesaggio tipico inserito nel triangolo Martina Franca, Cisternino e Locorotondo infatti il baricentro territoriale dell’area vasta si è spostato dal suo cuore naturale, la Valle d’Itria, a comuni importanti ma periferici come Monopoli”. Si è anche fortemente sottolineato “l’assenza di attività di facilitazione, la non conoscenza di chi partecipava agli incontri, l’utilizzo di tempi e modalità improprie per incentivare la partecipazione dei cittadini, la mancanza di informazione adeguata e capillare nelle comunità, l’inesistente considerazione del partenariato sociale ed economico nella definizione della visione unitaria del territorio, l’emarginazione della politica locale e dei Consigli Comunali”. Insomma, una nota intensa e ricca di commenti e critiche ad un iter abbastanza anomalo. Nonostante ciò, il Presidente della Regione Puglia ha ritenuto opportuno non rispondere. A dimostrazione che di partecipazione si fa prima a parlarne che ad attuarla.
Valeria Semeraro
Extra Magazine