Crocifisso a scuola: bella pagina per l’Europa – Lo Stradone

Crocifisso a scuola: bella pagina per l’Europa

Il fatto che la Grande Chambre della Corte dei diritti dell’uomo abbia voluto fondamentalmente ribaltare una sentenza adottata in precedenza da una Camera all’unanimità, è un segno di buon senso, di saggezza e di libertà. Non si può sconvolgere superficialmente una civiltà. I giudici hanno avuto il coraggio di andare in profondità, senza condizionamenti. La sentenza contribuirà a dare fiducia nella Corte e nelle Istituzioni europee da parte di un’alta percentuale dei popoli dell’Europa.
La sentenza ha acquisito valore simbolico ben oltre il caso italiano. Basti pensare alle reazioni suscitate dalla prima sentenza a livello mondiale.
Questa sentenza è una pagina di speranza non solo per i cristiani e per i credenti, ma per tutti i cittadini europei che sono preoccupati di non corrodere la grande tradizione maturata nei secoli e quindi la propria identità. Considerare la presenza nello spazio pubblico del crocifisso – il simbolo più significativo e più popolare del cristianesimo – come contraria ai diritti dell’uomo è negare l’idea stessa di Europa. Senza il crocifisso, l’Europa non esisterebbe. Per questo la sentenza è anche una vittoria per l’Europa.
I giudici hanno riconosciuto che la cultura dei diritti dell’uomo non deve escludere la civiltà cristiana. Questa decisione rinforza i fondamenti spirituali e morali dell’Europa, riconoscendo la loro interdipendenza. La cultura dei diritti dell’uomo ha radici nella civiltà cristiana. Non si può negare l’una senza mettere in pericolo l’altra.
Questa decisione ha anche una profonda portata unificatrice tra i diversi popoli europei. Davanti ai rischio della messa in causa della propria identità, più di venti paesi hanno preso pubblicamente posizione a favore della presenza pubblica del simbolo del Cristo nello spazio pubblico europeo. La Corte ha considerato con attenzione, oltre la posizione dell’Italia, quella dei dieci governi che si sono presentati “parte terza”, “amicus curiae”, a sostegno dell’Italia: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, S. Marino, Romania e Federazione Russa e di altri 11 paesi che hanno fatto dichiarazioni pubbliche, attraverso il governo o il parlamento o un ministro, a sostegno dell’Italia: Albania, Austria, Croazia, Macedonia, Moldavia, Polonia, Serbia, Slovacchia, Ucraina, Ungheria, Norvegia. È impressionante che ben 22 paesi abbiano voluto far sentire la loro voce consensuale per una sentenza della Corte. Questa Europa esiste e va ascoltata.

Aldo Giordano – Agensir