Comune: la crisi perpetua – Lo Stradone

Comune: la crisi perpetua

Continua la crisi politica a Palazzo Ducale, ma se fino ad ora tutti facevano finta di niente, ora anche dai banchi della stessa maggioranza capeggiata da Franco Palazzo c’è chi sottolinea il momento di crisi politica. Ad onor del vero la crisi di questa maggioranza ha avuto inizio proprio il giorno dell’insediamento sulla poltrona sindacale di Palazzo, quando allo stesso primo cittadino non fu neppure consentito in quella seduta, di esporre gli indirizzi programmatici che neppure a distanza di più di un anno e mezzo la cittadinanza pare tenuta a sapere. Una crisi che probabilmente risente dei già precari equilibri esistenti nella precedente amministrazione Conserva e che lo stesso ex sindaco “aennino” cercò di mantenere a bada sbattendo più di una volta i pugni sul tavolo, dimostrando di saper tirare fuori le unghia al momento opportuno. Oggi la situazione è ben diversa, il principale partito della maggioranza la ormai ex Forza Italia è composta da due grosse correnti al suo interno che a loro volta contengono diversi modi di concepire lo sviluppo della città. Senza parlare degli equilibri sbilanciati delle scorse elezioni politiche quando a livello nazionale Forza Italia e Alleanza Nazionale sono andati a confluire nel grande contenitore del Popolo delle Libertà, situazione che ha ulteriormente contribuito alla creazioni di dissidi all’interno del gruppo politico. Qualche settimana fa è stato il geometra Giovanni Basta (eletto con A.N. ndr) ad abbandonare i banchi della maggioranza denunciando il totale immobilismo dell’Ufficio Tecnico martinese. Certo questa scelta aveva destato qualche preoccupazione, ma la situazione non è cambiata di molto, visto che lo stesso Basta assieme ai tre quarti del gruppo degli eletti con Alleanza Nazionale (Strippoli e Pulito ndr) avevano già manifestato le loro perplessità in merito ad alcune questioni relative la loro stessa coalizione politica, si veda la questione relativa alla destinazione dell’avanzo di bilancio, poi passata, come al solito, con la tradizionale alzata di mano.
Due consigli fa però, il consigliere Passoforte apre la crisi definitiva, una spaccatura che difficilmente potrà sanarsi. Nel suo intervento il consigliere forzista chiede al sindaco di verificare la consistenza della maggioranza a sua disposizione e di rendere pubblici i nomi dei membri di una possibile nuova maggioranza. Passoforte subito dopo ha abbandonato l’aula assieme ad altri colleghi di maggioranza della sua stessa corrente di appartenenza. Verifica del numero legale e successivo scioglimento della seduta.
In ogni città a regime democratico che si rispetti, quando la legittimità del potere delegato al sindaco da parte dei cittadini, viene messa in discussione, immediatamente si attuerebbe la cosiddetta “apertura della crisi”, in cui si procede alla verifica della maggioranza, si vagliano procedure che consentano un allargamento degli equilibri, si azzera la giunta e si procede con la nomina dei nuovi assessori. Così non è stato. Nessuno durante la seduta consiliare della scorsa settimana si è preoccupato di dare spiegazioni in merito alla città, ma allo stesso tempo nessuno di quei consiglieri che hanno posto la questione si sono presentati in aula durante l’ultimo Consiglio Comunale. Ora la situazione sembra ancora più bloccata rispetto a qualche giorno fa, perché una non partecipazione alle prossime sedute consiliari potrebbe peggiorare una situazione di stallo amministrativo e burocratico della città, mentre Franco Palazzo continua a fare orecchio da mercante nei confronti dei suoi consiglieri, cercando di guadagnare tempo al fine di convincere, forse, il Partito Democratico ad una possibile ipotesi di rimpasto, smentita più volte dal capogruppo Giandomenico Bruni.
Intanto il consigliere Udc Paolo D’Arcangelo ha lanciato la raccolta di firme tra i suoi colleghi consiglieri al fine di proporre lo scioglimento anticipato del Consiglio, anche se, a parte qualche coraggioso personaggio, pare difficile il raggiungimento della fatidica quota 16 firmatari che consentirebbe lo scioglimento immediato. La verità è che nessuno vuole andare a casa, opposizione compresa.

Ottavio Cristofaro