Una regista martinese ha debuttato in concorso al SIFF 2010 – Lo Stradone

Una regista martinese ha debuttato in concorso al SIFF 2010

Una giovane regista di Martina Franca al “SIFF 2010 Salento International Film Festival” che si è appena conclusosi a Casarano (Le). Alessandra Ondeggia ha presentato in anteprima in concorso nella sezione Donne in corto-Women like short il suo lavoro “Terre al margine. Wasted” e porterà Taranto e Martina Franca, set dell’opera, all’attenzione di un pubblico internazionale. La regista pugliese è fra le due italiane in concorso e unica rappresentante della nostra regione nella sezione.
La proiezione sarà seguita da un incontro dell’autrice e parte dello staff artistico/tecnico con il pubblico; al dibattito parteciperà anche il prof. Antonio Alberto Clemente, architetto e urbanista.
“Terre al margine. Wasted” è un cortometraggio a carattere di docufiction sperimentale in cui la città perfetta, metaforica e irreale in cui tutti ci ostiniamo a identificarci svanisce in un viaggio mentale quotidiano tra i luoghi che realmente abitiamo.

Alessandra Ondeggia (Locorotondo -BA- 1980) architetto, ricercatrice indipendente e filmmaker si muove tra arti espressive (foto, video, design) e architettura (progettazione, planning, geografia urbana, teorie urbanistiche, sociologia) investigando le trasformazioni formali, cognitive e tecnologiche della città contemporanea.
I suoi lavori recenti in particolare si concentrano sul rapporto tra periferie, scarti e i margini della città
diffusa in relazione alla dissoluzione della metafora della città corpo.
Sia nella ricerca che nella esperienza professionale tenta di esplorare molteplici temi di progettazione ma sempre con uno sguardo unitario alle differenti scale che riguardano la città contemporanea. La relazione tra progetto, luogo e storie di vita rimane sempre al centro dell’interesse, della modalità e della sensibilità del fare architettura e indagine. L’approccio metodologico è sempre eterogeneo mirando alla possibilità, attraverso livelli di percezione, conoscenze e criticità simultanei di giungere a diversi livelli di esplorazione della tematica. Il suo lavoro è caratterizzato dall’eclettismo, dalla sperimentazione e contaminazione con diverse forme di rappresentazione ed espressione.
Dopo Pescara, Milano e Londra , ora è tornata a vivere tra la Puglia e Pescara. Attualmente sta lavorando
su “Re-wasted” laboratorio atelier urbano sull’indagine dell’ architettura come attività intellettuale oltre la costruzione.

Cast and Credits

Titolo originale_Terre al margine. Wasted
Titolo tradotto_Lands on the edge. Wasted
Paese di produzione_Italia
Anno di produzione_2010
Regia_Alessandra Ondeggia
Produzione_Indipendente
Soggetto e Sceneggiatura_Alessandra Ondeggia
Fotografia_Riccardo Bruni
Montaggio_Daniela Giammarino
Musiche originali_Tiziano Milani
Main actor_Martino Vinci
Reading_Andrea Giovannucci, Daniele Bergonzi (Compagnia Fantasma)
Durata_10’52’’
Colore_colore
Supporto di registrazione_miniDV
Canali audio_stereo
Lingua dialoghi_italiano
Lingua sottotitoli_inglese
Formato di proiezione_4:3

Sinossi
La città, intesa nell’immaginario collettivo come un agglomerato circoscritto e riconoscibile si è dissolta, ha generato territori nuovi e diversificati e il vocabolario e gli strumenti fin ora utilizzati non sono più adatti né a descrivere, né a rispondere alle esigenze della realtà contem¬poranea. “Schizofrenia” è la malattia immaginaria di questi luoghi investiti di cariche antropo¬morfe. Ma la malattia del luogo si riflette inesorabilmente sull’uomo che lo vive. Non può darsi spazio senza pratica ad esso correlata così come non può darsi luogo senza riflesso di vissuti e passioni di chi questo luogo vive o semplicemente attraversa.
La periferia, lo scarto e il margine sono lo scenario vitale di questa complessità negativa, in cui l’incertezza identitaria è il preludio costante al dischiudersi di inedite possibilità.
Un uomo rapito in un flusso mentale tanto inaspettato quanto sconcertante, si ritrova in uno cinetico fluido di interferenze della sua vita reale ma irriconoscibile e i luoghi di un immaginario collettivo in cui si identifica. Alla fine una sola certezza si è smarrito.
Un uomo sta per iniziare il suo turno di lavoro. Sa che sarà uguale a tutti gli altri. La fermata. I colleghi. Il cancello. Sono sempre gli stessi di tutti i giorni. E sa anche che l’unica cosa a mutare tutti i giorni, tutte le ore sono le nuvole. In fondo è lui a produrle. Lui lavora alla cattedrale delle nuvole.
Martina Franca e Taranto due città apparentemente lontane in cui il fumo del siderurgico che le divide è l’unico impulso di una realtà apparentemente afona, ultimo residuo di una terra al margine.