L’inestimabile “patrimonio sacro” del nostro Paese – Lo Stradone

L’inestimabile “patrimonio sacro” del nostro Paese

“L’immagine del territorio italiano è quella di un ‘museo diffuso’ che comprende 30 mila chiese storiche, 3.000 santuari, 400 monasteri e altrettante abbazie, dove i beni culturali ecclesiastici costituiscono almeno i due terzi del patrimonio nazionale”. Così don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Cei di pastorale del tempo libero, turismo e sport, illustra la realtà del nostro Paese nella quale la Chiesa, con il suo grande patrimonio spirituale e artistico, gioca un ruolo significativo. In estate emerge più chiaramente il valore di questo “patrimonio”, perché molte persone si muovono, visitano santuari, percorrono tratti di antiche vie dei pellegrini, sostano presso monasteri e conventi: c’è una sorta di “riscoperta” dei luoghi sacri, favorita dal tempo libero e dalla disponibilità di giorni di ferie. “Oggi si parla molto del rapporto tra non-luogo e luogo – dice don Lusek -. Specie per chi vive nelle città, ci si disperde ogni giorno in quelli che vengono definiti ‘non-luoghi’: luoghi di massificazione e regno dell’anonimato e dell’indifferenza. Sono i mega centri commerciali, i sistemi viari (rete autostradale, aeroporti, stazioni di servizio, metropolitane), il sistema dominante il tempo libero (villaggi turistici, parchi di divertimento, mega sale gioco, le spiagge a dieci file di utenti), e non ultimi gli agglomerati urbani periferici”. Proprio da questo confronto coi “non luoghi” emerge il valore dei “luoghi” del sacro di cui è ricco il nostro Paese.

Un vero “patrimonio” religioso. Un bilancio di questi luoghi, del loro essere particolarmente apprezzati e valorizzati nei periodi di ferie, di quanto essi possano significare per la diffusione di valori di accoglienza, spiritualità, riposo, religiosità popolare, è propiziato dal periodo estivo. “I dati riassuntivi del fenomeno in Italia sono molto significativi – continua don Lusek -. Già abbiamo citato i 3.000 santuari, i 400 monasteri, eremi e luoghi di spiritualità. Pensiamo ai luoghi educativi per i giovani quali gli oratori, che sono più di 6.000, frequentati da oltre 1,5 milioni di ragazzi. Esistono poi 3.200 case per ferie gestite da diocesi, parrocchie, enti, congregazioni religiose, associazioni. E poi ci sono oltre 1.000 musei ecclesiastici censiti, 9 ‘Sacri monti’, 15 antiche vie di pellegrinaggio e relativi collegamenti con un coordinamento nazionale di associazioni che se ne occupano. Contiamo anche più di 40 opere diocesane di pellegrinaggio e itinerari religiosi. Inoltre abbiamo migliaia di feste patronali e rievocazioni storiche a sfondo religioso diffuse su tutto il territorio nazionale. Annoveriamo ancora 11 associazioni di ispirazione cristiana operanti nel settore del turismo”. Una vera “ricchezza” di realtà e strutture.

Nuove forme missionarie. Culturalmente questa ricchezza di “luoghi del sacro” costituisce una indubbia testimonianza di quella bimillennaria presenza cristiana che contraddistingue l’Italia. “Sono segni anzitutto nella forma di arte religiosa (chiese, santuari, canoniche, abbazie, e relativi dipinti, sculture, oggetti sacri) ma anche di manifestazioni di devozione popolare (cippi di devozione mariana, crocefissi, ex-voto, sagre di paese, riti tradizionali) o di semplici elementi di costume spesso portatori di un lascito cristiano implicito – sottolinea il direttore dell’Ufficio Cei -. Segni che hanno un valore non solo documentaristico, ma che parlano del passato e di chi ci ha preceduto”. Un altro aspetto non trascurabile è che la Chiesa continua anche oggi a offrire occasioni di incontro e accoglienza durante il periodo di ferie, con iniziative anche originali. “C’è una rete di servizi pastorali molto diffusa che, in estate, si potenzia – spiega ancora don Lusek -. Oltre agli oratori e circoli giovanili, i movimenti e le associazioni hanno i loro incontri, convegni e vacanze estive. Le ‘case per ferie’ funzionano a pieno regime e offrono vacanze a prezzi spesso molto più a portata di famiglia, specie di quelle numerose o più povere. Per non parlare delle iniziative di evangelizzazione di strada, di spiaggia, degli ambienti del tempo libero, dello sport che a volte balzano all’onore della cronaca. Nell’orizzonte della nuova evangelizzazione esse rivestono sicuramente il significato di esperienze missionarie”.

Le geografie dell’umano. Su questi temi rifletteranno, a partire dal 14 luglio (fino al 18) in Val Badia oltre duecento studenti di teologia e impegnati nella pastorale, ad un corso promosso da quattro Uffici della Cei (problemi sociali, pastorale del tempo libero, Ufficio liturgico, Fondazione Migrantes) insieme all’Istituto pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense di Roma. Il corso si intitola “Nel lavoro, nel tempo libero e nella festa. Nuove geografie dell’umano”. Come spiega il direttore dell’Ufficio di pastorale sociale, mons. Angelo Casile, “quest’anno verrà approfondito tra le altre cose il rapporto vitale tra lavoro e festa. Il senso del lavoro e della festa scaturiscono infatti dal senso e dalla dignità della vita, dono di Dio, che si concretizza nell’amare nella verità Dio stesso e il prossimo. Lo spazio del lavoro e della festa, caratterizzato da un’apparente debolezza identitaria, manifesta il tema della ‘soglia’ come luogo in cui si realizza la densità degli incontri/avvenimenti. E vorremmo che questo incontro fosse aperto ai lavoratori stranieri, nella convinzione che ogni migrante possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”.

agensir