LOCOROTONDO – Riportiamo di seguito un comunicato stampa a firma dell’Udc di Locorotondo.
Lo scorso 29 aprile è stata purtroppo scritta la pagina più buia della storia politico-amministrativa recente del nostro piccolo paese.
“Con sconcertante approssimazione e superficialità si è voluto sottoporre al Consiglio un documento programmatico in evidente contrasto con specifiche disposizioni normative, ma anche con i principi cardine ai quali anche il nostro bilancio di previsione deve necessariamente rapportarsi, ovvero, la coerenza interna ed esterna dei dati e contenuti riportati, la congruità delle spese in relazione agli obiettivi programmati e agli andamenti storici, l’attendibilità delle previsioni attinenti alle entrate ipotizzate” ha dichiarato il consigliere capogruppo UdC Antonio Lattanzio.
“Un bilancio, peraltro, basato anzitutto sul considerevole aumento della TARSU e sulla preannunciata vendita di tutti gli immobili comunali inseriti nel piano delle valorizzazioni e alienazioni, ad alcuni dei quali è stato attribuito un valore sul quale sarà necessario ogni adeguato approfondimento”.
La seduta si è aperta, infatti, con la discussione sul “Piano delle Alienazioni e delle Valorizzazioni”, documento propedeutico al Bilancio di Previsione, nel quale sono emerse subito alcune anomalie. Prima fra tutte il riferimento, nel fascicolo depositato sul quale si doveva discutere, al secondo comma dell’art. 58 della L.133/2008. Comma di cui, la sentenza N.340 del 16 dicembre 2009 della Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale, in quanto dava in pratica la possibilità ai Comuni di modificare lo strumento urbanistico generale senza ulteriori passaggi presso la Provincia e la Regione.
Le stime presentate per quanto riguarda gli immobili da alienare, peraltro non protocollate e prive di data e firma dei responsabili presso l’Ufficio Tecnico comunale, non si riferiscono alla destinazione odierna ma a quella che potrebbero avere in futuro. Così si è potuto attribuire ai 10.000 metri quadrati delle particelle ex IPAB (aventi, com’è noto, destinazione sociale) in contrada Caramia adiacenti la circonvallazione, un valore di circa 650.000 euro (assolutamente improbabile per un terreno agricolo), ipotizzando la futura realizzazione sullo stesso di una stazione di servizio.
“Mi sono accorto per tempo degli errori e delle sviste contenute in bilancio, alcune delle quali insuperabili se non procedendo a variazioni e modifiche seguendo l’iter previsto dalle leggi dello Stato e dal nostro Regolamento Comunale di Contabilità e, unitamente a tutte le opposizioni, ho manifestato le mie preoccupazioni, con il suggerimento, lealmente prospettato alla compagine di maggioranza, di non procedere ad alcuna approvazione” ha spiegato Lattanzio.
Il Consiglio è stato sospeso, e la maggioranza, al suo rientro, ha riconosciuto i suoi errori e, quindi, implicitamente, la sua inadeguatezza. Nonostante ciò ha pensato bene, con qualche correzione e con qualche firma incredibilmente acquisita nel corso della stessa seduta, di approvare tutto e comunque, dimenticandosi che, quando i singoli numeri variano, è inevitabile che cambino anche i totali e, su tutto, l’ultima parola spetta al Revisore dei Conti, già espresso in precedenza ma su dati e documenti parzialmente diversi. Il documento preliminare è stato quindi approvato con voto unanime della maggioranza, mentre l’opposizione si è allontanata dall’aula in segno di dissenso.
Si dunque passati alla discussione e approvazione del Bilancio di Previsione 2010. Un bilancio che, calcolato sulla base di stime errate, contiene numerose imprecisioni. Una fra tutte quella relativa all’aumento dell’aliquota TARSU. Con delibera n° 35 del 18 maggio 2010, la Giunta aveva approvato un aumento della suddetta aliquota del 30%, pari a complessivi €1.597.792,01. A due soli giorni dal Consiglio, una nuova delibera approvava un aumento del 25%, dato ignoto all’opposizione e non acquisito neppure nel fascicolo del bilancio. Non si spiega come sia possibile ridurre un’aliquota senza ritoccare neppure di un centesimo la precedente previsione. In questo caso si deve dedurre cheo è inattendibile il dato riportato originariamente in bilancio con la prima aliquota o è inattendibile oggi lo stesso dato con l’aliquota ridotta.
“Abbiamo già deciso, con tutti i componenti delle opposizioni” ha concluso Lattanzio, “di rivolgerci tempestivamente alle Autorità competenti, a cui chiederemo di esprimersi in merito a quanto è emerso ed è stato da noi correttamente evidenziato, perchè si faccia definitiva chiarezza, a beneficio dei cittadini e, soprattutto, della verità”.