In merito alla questione relativa alla costruzione da parte della Aquaro costruzioni s.n.c. (n. 56/2010) riportiamo di seguito integralmente l’intervento dell’associazione “La città possibile”. Ricordiamo, inoltre, che dovrebbe trattarsi della costruzione di oltre 50 appartamenti.
Prendiamo spunto dal Permesso di Costruire n. 56/2010 rilasciato dal S.U.E. alla Aquaro Costruzioni s.n.c. per evidenziare alcune questioni che riguardano lo sviluppo urbanistico ed edilizio di Martina Franca.
Ancora una volta si assiste in edilizia al rilascio, di atti concessori in assenza di pianificazione urbanistica di secondo livello, essenzialmente prescritti dalle norme di attuazione del nostro P.R.G..
A tal proposito giova ricordare che precedere gli interventi edilizi con piani particolareggiati o esecutivi, non solo significa rispettare le norme di P.R.G., ma equivale a garantire la corretta espansione edilizia sul territorio, non solo in termini tipologici, funzionali ma soprattutto in termini di programmazione economica.
E’ necessario ricordare che un processo di trasformazione privata del territorio è sempre connessa ad un processo pubblico di programmazione economica.
E’ proprio per tale ragione che è importante approvare un piano esecutivo da parte di un Consiglio Comunale, per garantire un giusto equilibrio tra la risorsa finanziaria disponibile e spendibile in termini di urbanizzazione e la quantità di interventi privati realizzabili.
Un equilibrio che doveva essere garantito dai P.P.A. (piani pluriennali di attuazione), strumenti che ormai quasi nessuna amministrazione ormai adotta più.
In altre parole solo il Consiglio Comunale può decidere quali priorità esistono nella trasformazione del territorio e quali risorse pubbliche utilizzare per questa finalità.
Si comprende bene che realizzare circa cinquanta appartamenti non è una operazione che coinvolge solo il privato, ma riveste una incidenza assolutamente pubblica.
Nel caso specifico, l’art. 17 delle Norme di Attuazione del P.R.G. prevede l’obbligatorietà di piani particolareggiati e subordina ad essi il rilascio dei permessi di costruire, indipendentemente si tratti di un P.E.E.P. o altro piano esecutivo.
Solo un piano particolareggio può stabilire cosa costruire, come costruirlo, con quale dotazione di infrastrutture viarie e di servizi e soprattutto con quale convenzionamento adottare tra il privato e la Amministrazione Comunale.
Con l’intervento edilizio diretto rilasciato non solo si è espropriato il Consiglio Comunale e quindi l’organo politico, del diritto di scelta e di decisionalità, ma si è realizzato un pezzo di città privata senza città pubblica.
E evidente, così, che la componente amministrativo-politica ne risulta completamente esautorata e costretta ad adeguarsi a scelte privatistiche che, se pur legittime, risultano arbitrarie nell’ottica degli interessi economici e urbanistici della città.