Ceneri in cielo e aerei a terra – Lo Stradone

Ceneri in cielo e aerei a terra

Roma-Vienna, poco più di un’ora. Vienna-Roma, oltre 14 ore.
Nel giro di neppure 24 ore, venerdì 16 aprile, sono uno dei moltissimi viaggiatori volanti coinvolti in un’imprevista avventura.
Ceneri in cielo e aerei a terra. Molto caos ma c’è anche, come accade in queste strane situazioni, qualche riflessione di fronte all’eruzione di un vulcano islandese dal nome impronunciabile: Eyjafjallajökull.
Voli cancellati, l’unica soluzione è un mezzo con le ruote.
Il treno da Vienna a Venezia – diventato poi un autobus – è affollato da professionisti, imprenditori e turisti.
Si apre un dibattito senza moderatore: ognuno ha un pensiero da esprimere, c’è voglia di condividere quanto passa per la mente.
Non ci sono lamentazioni, neppure per le lunghe file alle biglietterie delle stazioni ferroviarie viennesi per trovare un posto.
Il primo “giro” di opinioni riguarda il disagio per milioni di persone in viaggio e per gli stessi lavoratori delle linee aeree. Si aggiungono le preoccupazioni per i danni all’economia e non manca la domanda sulla possibile durata dell’eruzione e delle sue conseguenze.
Il secondo “giro” entra nel merito: un improvviso impeto della natura ferma la corsa dell’uomo e, per così dire, riporta tutti indietro nel tempo.
Il progresso scientifico e tecnologico viene di colpo fermato da un vulcano che lancia le ceneri a oltre dieci km di altezza formando una sorte di nube di cui non si riesce a controllare il cammino negli spazi aerei di molti Paesi.
Nel dibattito su rotaia incominciano a far capolino riflessioni che riguardano il rapporto tra l’uomo e la natura, spuntano pensieri che toccano la cultura della velocità del vivere, del “tempo denaro”, del tempo da non perdere.
Il vulcano islandese, con le ceneri lancia anche un messaggio. Non per mettere in discussione le conquiste della scienza e della tecnologia ma per rileggerle alla luce della vita dell’uomo.
Provoca tra i viaggiatori una riflessione sul valore e sul significato del tempo che abitualmente viene ritenuto un “qualcosa” che si può possedere e consumare a propria discrezione.
Qualcuno arriva a chiedersi se non sia il caso di pensare il tempo come un dono.
Non è un dibattito tra filosofi e ancor meno tra teologi quello che si svolge nello scompartimento di un treno ma tra persone di diverse competenze e sensibilità che si trovano a riflettere ad alta voce.
Nessuno conosce l’altro e probabilmente nessuno incontrerà più l’altro.
Sorprendente questa umanità che si interroga sul significato di un improvviso mutamento di programmi e raggiunge perfino note di umorismo quando, mettendo a confronto i 100 minuti di aereo con le 14 ore di treno tra Vienna e Roma, qualcuno ricorda che arrivare nella capitale di notte è più bello perché il Colosseo illuminato è un grande spettacolo.
Ceneri in cielo, aerei a terra, uomini che nonostante tutto sorridono.
A bordo di un treno che almeno per qualche giorno, si è messo le ali.

agensir