Regione Puglia, due fondi per i più deboli – Lo Stradone

Regione Puglia, due fondi per i più deboli

Il 4 febbraio il Consiglio regionale della Puglia ha approvato, all’unanimità, l’istituzione di due fondi: uno per i familiari delle vittime sul lavoro e l’altro per il sostegno alle persone non autosufficienti. Per queste ultime il 18 febbraio sono stati pubblicati due bandi: per assegno di cura (500 euro mensili) e per l’assistenza indiretta personalizzata (800 euro mensili). Il primo fondo, con uno stanziamento iniziale di 350 mila euro, è destinato alle famiglie dei lavoratori, degli immigrati e di chi svolge lavoro casalingo. Prevede un contributo “una tantum” anche se la vittima era priva di copertura assicurativa obbligatoria. Il secondo fondo prevede la formulazione di un progetto assistenziale individualizzato con il principale obiettivo di erogare cure domiciliari, vincolando la destinazione delle risorse. In Puglia, secondo gli ultimi dati ufficiali dell’Inail, nel 2008 ci sono stati 75 infortuni mortali denunciati (79 nel 2007). L’Istat riferisce che al 2007 erano 97 mila le persone, tra i 6 e i 74 anni, con disabilità. Gli anziani non autosufficienti con servizi di assistenza continuativa sono il 3,5% della popolazione (media nazionale del 7,9%).

Legge meritoria. L’iniziativa del Fondo per le vittime sul posto di lavoro “non può che essere considerata meritoria da parte della Regione”, esordisce Gianluca Budano, presidente regionale delle Acli (associazioni cristiane lavoratori italiani), se non altro “perché tutela coraggiosamente una larga schiera di destinatari e tutte le forme di lavoro che si realizzano sul territorio regionale – dipendente, autonomo e casalingo -, non specificando però, ingiustificatamente, quello parasubordinato”. L’unica eccezione “va posta sul metodo che anima la legge, che è di totale natura assistenziale”. Sarebbe stato “più opportuno – spiega – inserire il provvedimento nelle politiche di welfare promotrici di sviluppo, assegnando e finanziando ad esempio ai figli delle vittime sul lavoro e di tutti i lavori – quindi anche i co.co.pro. – una polizza pluriennale per sostenere gli studi universitari o l’avvio di un’attività lavorativa, lasciando l’assistenza agli strumenti già esistenti”, e cioè l’assegno ai meno abbienti e la pensione di reversibilità rivolta ai familiari superstiti. “La presenza degli immigrati tra i destinatari della legge – prosegue il presidente delle Acli pugliesi – credo sia opportuna, anche se forse necessita di una copertura legislativa nazionale per non metterla a rischio” d’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale. Perciò Budano auspica “che il dialogo tra Stato e Regione sia costruttivo”. Va bene, inoltre, “la presenza tra i destinatari delle vittime del lavoro nero, che non legittima quest’ultimo, ma semmai ammortizza i danni di una piaga sociale ancora da guarire”.

Iniziativa da completare. Per quanto riguarda il Fondo di sostegno per non autosufficienti, prosegue Budano, si tratta di “un buon provvedimento, al quale bisogna però accompagnare iniziative legislative che aiutino le famiglie a non restare sole nella scelta delle modalità d’assistenza migliori per i familiari non autosufficienti – compito questo che potrebbe essere affidato ai Patronati – e che prevedano luoghi nuovi in cui collocare i non autosufficienti senza far pesare loro la condizione di disagio psico-fisico”, come ad esempio “i condomini solidali già presenti in altre Regioni d’Italia”.

Pericolo di discriminazione. “L’interesse e l’impegno per i problemi della disabilità è sempre e comunque positivo, da qualunque parte politica venga, ed è positivo che sia un tema che unisce trasversalmente i politici”, dice Manuela Dimonte, coordinatrice della Commissione salute, bioetica e famiglia del Forum pugliese delle associazioni familiari. Si tratta, secondo Dimonte, di “una legge di fine mandato, varata in tempo di entusiasmo pre-elettorale, a cui si poteva pensare prima”. Il fatto che il fondo regionale per le non autosufficienze non comporti l’incremento della spesa regionale, si chiede l’esponente del Forum, “rischia di lasciare qualcuno scoperto perché la coperta è troppo corta? Un risparmio virtuoso non poteva essere avviato prima?”. Nell’avviso pubblico per l’assistenza personalizzata indiretta, rileva, “sono compresi i pazienti in stato vegetativo”. In Puglia “per questi pazienti il ricovero in struttura residenziale è difficile per le liste d’attesa e per la conseguente necessaria precedenza per i casi con maggiori prospettive di ripresa”. “L’alternativa – prosegue – di assistenza a domicilio è certamente preferibile al ricovero per i risvolti umani e relazionali, ma è una proposta dignitosa solo se offre alla famiglia un sostegno economico sufficiente a garantire assistenza e cura equivalenti a quelle in ricovero in strutture apposite”, perciò “800 euro non sono adeguati”. Inoltre, “avrebbe diritto al contributo solo il paziente con reddito inferiore a 20 mila euro”, mentre anche “chi ha un reddito di poco superiore non è ricco e non riesce a sostenere le spese di assistenza domiciliare”. “Le persone in stato di gravissima disabilità – conclude – non devono essere discriminate in base al reddito, o almeno non in maniera così pesante”.
agensir