Giovani della città unitevi (parte terza) – Lo Stradone

Giovani della città unitevi (parte terza)

L’ennesima brutta figura non lascia pochi segni a Martina. Alberi tagliati. Zona deturpata. Meno incidenti per rami pericolanti certo. Ma a quale prezzo?
Eppure chi scrive aveva bene letto l’avviso potatura alberi. Forse la potatura al Sud è così…Sì. Colpa del federalismo che si sta attuando. Ogni regione e comune taglia gli alberi che vuole e come vuole. La potatura alla martinese prevede la distruzione completa del patrimonio pubblico. Sia questo ambientale, culturale, storico ecc.
Avevo che a Martina manca la possibilità di pensare giovane. Non è che abbia visto miglioramenti anche nell’assise comunale. Ancora ancorati alle difficoltà iniziali. Siamo ancora al maggio 2007. Alle elezioni che hanno visto Palazzo salire a Palazzo Ducale. Ma in maniera poco petracconiana (dai nomi dei duchi martinesi. A Martina siamo sempre stati teste dure) la situazione politica è talmente calda che nella città tira freddo. Freddo di progetti. Di idee. Di possibilità.
Ma in quali condizioni vive la città? Tristezza. La storia della nostra città non apprezzata, gettata via come carta straccia. E’ il senso della comunione nella comunità, nel fare della comunità una comunione che è mancante. Il cittadino ha bisogno di essere preparato alla politica, guidato e accudito dai politici, pastori delle greggi della città. Come avverrebbe la preparazione a Martina? Giovani che si mettono in cammino, che prendano su di sé le gioie e le speranze della nostra città, i suoi dolori, le sue difficoltà. A servizio della città deve essere l’amministrazione, troppo costretta nelle logiche di partiti che la stanno imprigionando e non portandola a considerare il lato luminoso della politica per Martina. Testimone deve essere ancora di più la Chiesa che deve scuotere le coscienze. A lei il compito di scrutare i tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo. A pensare la città l’opposizione. Non la vedo capace ancora di esprimere un quadro organico di forte impatto, di capacità di intervento nei quartieri, di voglia di incidere nel tessuto sociale di una città refrattaria a nuove proposte. Speranza devono essere i giovani, specie se universitari. Non andate via dietro ai sogni di superamento di difficoltà. La città ha bisogno di voi. Diamo un periodo nuovo a Martina, una rinascita che metta la centro il cittadino, ogni singola persona. La persona è il Bene comune, è chi rende possibile l’abbattimento degli squilibri e il ritorno alla radice del nostro vivere la polis. Ma c’è anche chi deve ancora vivere la città. A lui la capacità di essere salita verso la collina del progetto, per vedere dall’alto la città. Il cittadino non deve vivere nella passività, non deve ruminare inerme e incosciente di se stesso, né deve essere trascurato a favore di logiche partitiche, di tutte le logiche partitiche e ideologiche, che guardano solo a propri interessi non donando speranza. Non siamo inutili appendici di libri già scritti, né introduzioni che non dicono nulla del libro. Abbiamo bisogno di scrivere il nuovo futuro della città. San Martino, nostro patrono, divise il mantello. Donò qualcosa di sé. E noi che dobbiamo donare a questo territorio?Forse uno sguardo globale ma capace di dire lo straordinario che vive accanto a noi. Che doni la stretta di mano all’anziano che sullo Stradone comincia a vivere sperando in un gratta e vinci e in una bella giornata di sole. Che riesca a pensare in rete, a fare network. Che non si abbia paura di una imprenditorialità giovanile che nasca dal nulla, che capisca i vantaggi che la città offre. A Martina il ragazzo che va al Liceo spesso non si interessa di politica e non vede l’ora di andarsene. E’ uno scempio di intelligenze, di capacità propositive. Lo stesso accade nei paesi accanto a noi. Se per farsi ascoltare un giovane ha bisogno di farsi conoscere la soluzione c’è: una formazione politica che sia trasversale. Che accolga le diverse opinioni ma che faccia in modo che la città non viva sconfitta, nel continuo pellegrinaggio dentro se stessa alla ricerca del santo di turno che regali non grazie ma la grazia del lavoro. Dove la festa degli alberi sia la festa dei semi di speranza piantati nella nostra terra. L’economia va a rotoli e noi ci permettiamo di non fare investimenti oculati?Il patrimonio che nei prossimi anni sarà investito non sia disperso. Ma ci rendiamo conto dei professionisti che girano, vagano a Martina? Persone demotivate ma con dietro curricula lavorativi da troppo esperto, da vero manager. Eppure a zonzo. In attesa del primo treno (non Sud Est!) che vada al Nord per salutare tutti e con questi me, te, noi. L’umana sapienza non è tesoro dei filosofi, ma dei cittadini. A loro l’opportunità di rendere aiuti rilevanti le proprie idee. Ragazzi martinesi non arrendetevi. Anzi…Uniamoci. Entrate nei partiti, chiedete spazio. Se non ve lo concedono fatelo sapere a tutti. Ditelo a tutti. La proposta che è ora in embrione è un pensare in maniera giovane la città. Un’accogliere le proposte. Non in maniera scontata, ma con quel diamante grezzo che è la Dottrina Sociale della Chiesa. Non è dei preti. Ma dei laici e degli uomini di buona volontà. E ce ne sono a Martina. Eccome se ce ne sono…Solo che ancora nessuno è andato in giro con la lanterna a gridare: E’ buio, ma io ho acceso la luce. Amici accendiamo la luce. Senza paura che ci costi troppo!

Antonio Cecere