Il successo di Nichi Vendola apre nuovi scenari nella politica martinese. Questo almeno nelle idee, perché la realtà è ben altra. Nella Martina tradizionalmente democristiana in tanti hanno scelto l’uomo della sinistra, quella pura, quella che viene dal popolo e dalla gente. La domanda da porsi ora è: chi sarà il rappresentante di quella sinistra, di quella vera? Nessuno, perché se dall’altra parte i nomi che circolano nell’aria si moltiplicano di ora in ora, dall’altra gli unici nomi certi sono quelli dell’uscente Donato Pentassuglia (PD) e di Antonio Martucci (Idv). A meno di clamorosi colpi di scena saranno, infatti, questi coloro che concorreranno alla carica di consigliere regionale. Ma se il centrodestra martinese pecca enormemente nelle idee, diversamente non si può dire del centrosinistra, o presunto tale, con la sola differenza che se il primo è stato chiamato, attraverso mandato elettorale a governare, il secondo invece no. Questo, però, non lo esula dalle proprie responsabilità, frutto di una politica priva di azioni significative e priva di ogni ideologia. Poche le differenze tra le due parti, molte invece le analogie. Prima su tutte la volontà manifesta di non mettere fine a questa esperienza amministrativa comunale non certo esaltante.
Alle scorse consultazioni per l’elezione del Consiglio provinciale, entrambi gli schieramenti sono stati capaci di non far eleggere alcun rappresentante martinese: il centrodestra disperdendone le forze, il centrosinistra fingendo di partecipare.
Il risultato delle primarie in Valle d’Itria non può, però, passare inosservato. Donato Pentassuglia solo 5 anni fa veniva dall’inaspettato successo elettorale proprio delle elezioni provinciali dell’anno precedente, a quei risultati pochi anni dopo è arrivata la nomina di segretario provinciale del neonato partito allora guidato da Walter Veltroni. Sulla scorta del successo si gettò in un’accesa battaglia sulla Sanità che lo portò lanciare l’idea di un nuovo ospedale. Oggi di quel progetto si è persa memoria, mentre del progetto del centro socio-sanitario, oltre che memoria, si sono persi anche i finanziamenti, giunti nel frattempo in altre realtà della provincia ionica. Uomo di maggioranza, in Regione e in Provincia (in quest’ultima fino ad un anno fa ndr), figlio del sindacalismo e anche per questo vicino a Gianni Florido, che lo volle fortemente candidato nella sua lista, salvo poi il citato incarico tra i democratici guidati ora da Bersani. Al di là della sua autorevolezza e delle sue indiscusse capacità politiche, nessun grande provvedimento di respiro per il territorio locale, né tantomeno mai una presa di posizione seria e decisa nei confronti delle questioni comunali, così come il suo partito, latitante nelle gesta.
Antonio Martucci, invece, prima di approdare alla corte di Di Pietro, militava tra le fila di quella destra vicina alla fiamma, figlio di quel movimento sociale oggi mescolato tra i colori azzurri del Popolo della Libertà. Commissario provinciale e cittadino (quest’ultimo incarico oggi non è più suo ndr) dell’Italia dei Valori ed ex Consigliere Comunale, membro di quella opposizione dura che oggi stenta a venire a galla.
Questi al momento i nomi, me nei giorni scorsi, proprio nella sede delle elezioni primarie si prendeva in considerazione la possibilità di schierare qualche big della vera sinistra. Qualche nostalgico Vendoliano vedrebbe di buon occhio il ritorno di alcuni personaggi, discepoli della politica di partito e soprattutto rappresentanti della vera sinistra. Se la campagna elettorale per il centrodestra martinese è iniziata da un pezzo, per il centrosinistra siamo ancora in alto mare. A quando qualcuno deciderà di venire fuori e di giocare a carte scoperte, magari rischiando anche un po’ del suo? Nel frattempo godiamoci questa partita, che seppur impari, si preannuncia interessante.
Ottavio Cristofaro