Chiesa Divino Amore: la capanna del Giubileo – Lo Stradone

Chiesa Divino Amore: la capanna del Giubileo

Dal 2001 ad oggi per lo sviluppo del quartiere Palombelle.

Cresce sempre più come punto di riferimento, per il quartiere Palombelle, la parrocchia del Divino Amore, sorta come luogo di silenzio e preghiera innanzi tutto, ma anche di incontro e condivisione volti a promuovere la stabilità delle famiglie, le vocazioni alla vita consacrata, l’animazione cristiana della cultura. Solennemente benedetto da Mons. Benigno Luigi Papa il 7 gennaio 2001, l’edificio sacro ha il prospetto rivolto verso oriente. La sua progettazione e realizzazione, iniziata il 10 maggio del 1999, è stata curata dall’ingegner Giovanni Nasti, il quale ha riletto, in chiave moderna, la figura biblica della “Capanna”, creando una facciata “asimmetrica e mistilinea”, caratterizzata da più piani, delimitati da pilastri sporgenti, simili a contrafforti, dall’inserimento di un nartece, e da aperture di diversa forma, triangolare quella più esterna, a feritorie quelle prossime all’ingresso. La bianca facciata è posta, col sagrato, alla sommità di un’ampia scalinata, creata col duplice scopo di darle slancio verticale sul vasto ed accogliente piazzale, dedicato al Giubileo. Il porticato d’ingresso si slancia verticalmente con tre vele, sormontate da croci di ferro, che si alzano al cielo, insieme alle croci, indicando il senso della vita che tende verso l’Alto. L’accesso principale e quelli secondari, all’interno, sono delimitati da ampie vetrate, sostenute da telai in ferro battuto, disegnati dall’artista Maristella Bruno e realizzate dall’artigiano Domenico Fanizza, sulla scia della migliore tradizione degli artisti artigiani locali. I motivi sono quelli cari sia alla cultura biblica che alla tradizione contadina: ramoscelli d’ulivo, spighe di grano, grappoli d’uva intrecciati da rigogliosi pampini. La vasta e luminosissima aula sacra, caratterizzata, come la facciata, da un impianto mistilineo ancor più marcatamente “asimmetrico”, è illuminata da otto aperture con un gioco di luci che richiama alla mente il versetto di Qohelet 11,7: “…Dolce è la luce e agli occhi piace vedere il sole…”. Cuore pulsante della chiesa è l’altare, simbolo del Cristo Vivente, punto d’arrivo delle direttrici visive e spaziali del complesso architettonico ma, nello stesso tempo, punto di partenza del lieto annunzio alla città. Da esso si irradiano sette travi, che richiamano i sette doni delle Spirito Santo, come è chiaramente indicato dal mirabile mosaico che adorna l’altare e che rappresenta la Pentecoste. Ma perché una chiesa dedicata allo Spirito Santo? Essa nasce grazie alla volontà e all’impegno di don Antonio Corrente, che individua il sito di edificazione in un quartiere, delimitato da via Mottola e via Alberobello, interessato, verso la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, da un accentuato sviluppo edilizio, ma privo di un luogo che favorisse l’aggregazione sociale dei giovani e che vivificasse, soprattutto, la fede cristiana. Oggi la chiesa del Divino Amore rappresenta sia il punto di congiunzione con il passato di fede rappresentato da un’altra chiesetta dedicata allo Spirito Santo, posta su una collinetta a guardia della Valle d’Itria, sia, allo stesso tempo, una via per la crescita morale ed umana oltre che cristiana, non solo per il quartiere Palombelle, ma per tutta la città di Martina Franca.

Michele Lenti