MARTINA FRANCA – “Quando siano cresciuti vendicatevi sui miei figli, cittadini, dando loro lo stesso fastidio che io davo a voi, se vi sembrerà che si curino della ricchezza o di qualsiasi altra cosa più che della virtù ”. Sono le parole di Socrate al processo che lo porta a morte. Un appello alla vita e alla verità. Tante volte presumiamo di essere. In realtà non siamo solo che presunzione. In effetti la situazione culturale italiana e martinese, in particolare, è presente in queste parole. Chi oggi, fra i politici martinesi, sacrificherebbe i propri interessi per la salvezza e la bellezza della città? Ormai i consigli comunali non sono più trasmessi, come semplice velo per zittire le coscienze e continuare nella continua attenzione alle rivalità fra partiti e alle diverse forze economiche in campo. E l’ondata da “me ne frego” sta ormai serpeggiando. Se si tacita la politica, si tace anche la coscienza, a quanto credo. Non si vede nessun risultato. Né strade alternative. Intanto a Taranto il Vescovo è stato accusato da varie teorie offensive e senza verità. E noi? Abbiamo bevuto il calice della sentenza senza capire nulla. A Martina come va? Qui non beviamo, mangiamo la carne al fornello del nulla, perché nulla c’è. La sinistra è debole, come tutto il Pd che litiga amaramente su un candidato forte alla Regione, senza capire che la sinistra non è più tale da quando tenta di scimmiottare gli avversari. Il Pdl, troppo legato all’esagerato culto della personalità della sua guida, sta finalmente rivedendo forza grazie alla presenza dei vecchi appartenenti ad An che, stranamente, sembrano più veritieri nelle proposte della vecchia Forza Italia. Ma nessuno si sta preoccupando delle astuzie “dalemiane” senza D’Alema, che la sinistra pugliese tende a seguire, seguendo, invero, solo se stessa. La strada delle6 riforme dovrebbe essere quella dei giovani pugliesi che abbiamo ben pensato di inviare nelle città del Nord, arricchendole e impoverendoci. C’è, a Martina, chi si fa conoscere a livello internazionale perché a Martina e in Italia non ci sarebbe stato spazio per lui. Oppure c’è chi deve fare la scelta di entrare in politica e, schifato, va via. C’è anche chi non sale nemmeno nelle sale del Palazzo Ducale perché, pur essendo piene, sono vuote di valori. Tanto i valori, si dice in giro, non servono più. A comandare è la forza dell’agire. Va bene. Agire ma in che direzione? L’Udc sembra la forza alternativa, ma non ha bisogno di scegliere la sinistra per essere forte. E perché mai bisogna seguire anche la destra se questa, solo apparentemente, segue valori cattolici, ma invece è intrisa di forze che dire nascoste è poco? Il centro, che doveva essere la forza alternativa sta venendo abbandonato dai cattolici. E a Martina dove la possibilità di agire c’era, si sono scelte strade non meglio precisate. Non c’è nessuno che voglia fare Socrate e che dica alla città che il tempo della fede nel futuro è ormai presente? Si sente la nostalgia di chi affermava che un sogno deve esserci. Sogno anche una nuova pagina sociale. La nostra vocazione sociale di martinesi, sempre così pronti a chiuderci, a giudicare, a negare l’Altro perché lo abbiamo inquadrato in una certa maniera, è quella di riprendere in mano, in questo 2010, la città. I cattolici, quelli che riempiono le Chiese, abbiano il coraggio di porre come Socrate domande infinite ai politici. Questi dovranno rispondere. Perché ci sono strade senza illuminazione natalizia?Cos’è la meritocrazia? Dove sono i progetti? Dove le proposte?
Non credo che ‘piazzare’ ragazzi presi da posti disparati in politica sia la medicina giusta per guarire. Penso invece che manchi ancora la parolina magica dell’ascolto dei cittadini. Se ogni giorno è costruito, lo saranno anche le nostre strade. Altrimenti le strade porteranno solo a un futuro spento di disagio e povertà e di poveri ce ne sono tanti, ma devono nascondersi per la nostra apparenza.
Forse la Poli Bortone ha visto giusto con il meridionalismo di “Io Sud”. Ma perché devono pensare altri per noi? Noi rischiamo di non vedere nessuno nemmeno in consiglio regionale a rappresentarci, perché siamo impresentabili. Mi auguro che il mondo cattolico martinese porti, con coscienza e serietà, proprie persone in politica. Perché altrimenti avremmo perso un’altra partita e rischieremmo di non avere una nuova pagina. Ma solo un libro, peraltro chiuso!
Antonio Cecere