Per la prima volta nella storia dell’Ordine, Martina Franca è stata la meta scelta per la solenne cerimonia di investitura della Nova Militia Christi-Ordine dei Cavalieri Templari- Giardiani di pace.
La cerimonia
E’ iniziato tutto sabato sera con un convegno che ha raccontato l’antica storia dei Templari e la loro attuale attività. “I Cavalieri Templari si distinguono per la loro vocazione e propensione verso il prossimo”- ha spiegato l’architetto, nonché Cavaliere e consigliere comunale, Mino Marzulli- “Noi aiutiamo chi ci sta vicino, siamo al servizio degli altri, di tutti coloro che sono in difficoltà. Non lavoriamo come associazione ma per le associazioni”, a testimonianza di ciò va detto, infatti, che prima del convegno i Cavalieri hanno donato il sangue in Piazza XX Settembre. Proprio dalla Piazza principale della città è partito, domenica mattina, il corteo delle Dame e dei Cavalieri che, preceduti dagli sbandieratori di Oria e seguiti dai postulanti si sono recati prima alla Chiesa del Carmine (dove hanno assistito alla Santa Messa) e in seguito hanno fatto ritorno al Palazzo Ducale dove è avvenuta la cerimonia. Nelle stanze del Municipio il Gran Maestro dell’Ordine, fra Paolo Turiaco, ha investito nuove Dame, Cavalieri, Cavalieri Ufficiali, Precettori ed altri Dignitari dinanzi alle delegazioni di altri Ordini Cavallereschi italiani e stranieri, Autorità civili, militari e religiose. Qualcuno si starà domandando come mai l’investitura non è avvenuta in Chiesa dato che questo è un ordine cattolico. “Il nostro è un ordine cattolico”- ha spiegato l’architetto- ma che non è ancora riconosciuto dalla Chiesa di Roma. Non siamo più eretici, infatti dopo la scoperta della Bolla di Chinon per noi molte cose sono cambiate”.
La storia che ha portato alla sospensione.
Facciamo un passo indietro. Alla fine del 1311 i frati guerrieri del Tempio, messi sotto processo ad opera del re di Francia Filippo il Bello che li accusava di eresia, erano ancora in attesa di giudizio. Clemente V, ostaggio politico in territorio francese, giaceva sotto il ricatto del sovrano che minacciava uno scisma contro la Chiesa di Roma se l’ordine del Tempio non fosse stato abolito: si pretendeva che il papa prendesse una decisione. Per settimane il papa studiò ed esaminò le prove contro i Templari e si fece preparare un brogliaccio dove annotava le sue riflessioni. Analizzando la sequenza di queste annotazioni si capisce bene che egli si convinse che gli atti contro la religione denunciati da Filippo il Bello come prove d’eresia (quali il rinnegamento di Cristo e lo sputo sulla croce) erano invece parte di un rito d’iniziazione osservato segretamente durante la cerimonia d’ingresso nell’Ordine, una specie di prova di coraggio e d’obbedienza che i precettori imponevano ai nuovi confratelli per testare il loro carattere. Alla fine dell’inchiesta, il papa sembrava essersi fatto l’idea che l’Ordine, sebbene si fosse coperto d’infamia tollerando un rituale dalla forma così oltraggiosa per la religione, non era contaminato dall’eresia. Questa fu esattamente la posizione espressa pochi mesi dopo da Clemente V nel Concilio di Vienne con la bolla Vox in excelso, nella quale sancì che l’Ordine fosse sospeso con sentenza non definitiva, motivata dalla necessità di evitare un grave pericolo per la Chiesa (questa è la condizione attuale). Le note del brogliaccio papale consentivano dunque di vedere la vera opinione di Clemente V sui Templari, a prescindere dalle decisioni che aveva dovuto prendere nel superiore interesse della Chiesa. Questa ricostruzione ha ricevuto conferma dal ritrovamento, nel settembre 2001, della pergamena di Chinon. La pergamena è l’atto originale dell’inchiesta che alcuni cardinali plenipotenziari di Clemente V svolsero nelle segrete del castello regio di Chinon dove Filippo il Bello aveva illecitamente recluso l’ultimo Gran Maestro del Tempio ed alcuni alti dignitari dell’Ordine. Nel giugno 1308 Filippo il Bello aveva acconsentito sotto minaccia a rilasciare alcuni Templari perché il papa pretendeva di interrogarli ma questi non giunsero mai dinanzi alla massima carica della Chiesa: l’obiettivo era quello di impedire che Clemente V li interrogasse. Egli tenne comunque la sua inchiesta e alla fine impose ai Templari di chiedere perdono per le colpe che avevano in ogni caso commesso, poi li assolse e li reintegrò nella comunione dei sacramenti. Oggi, sebbene non siano ancora riconosciuti da Roma molti passi in avanti sono stati fatti dalla Chiesa come, le scuse pubbliche che papa Giovanni Paolo II ha rivolto all’Ordine per tutte le minacce subite.
L’importanza della Puglia
La manifestazione è stata fortemente voluta dal Priorato di Puglia che “vuole iniziare un cammino spirituale nella Regione”. La Puglia, si sa, per via della sua posizione geografica è stata da sempre una delle zone privilegiate dai Cavalieri che hanno trascorso qui molto tempo. Brindisi era il porto da cui sbarcavano per la Terra Santa e proprio in questa zone sono stati rinvenuti una molteplicità di reperti che attestano la loro presenza. Ancora oggi, la nostra Terra risulta essere una meta ambita.
Valeria Semeraro
Fonte: Extra Magazine