Nei giorni scorsi al policlinico di Bari un’importante conferenza organizzata dall’associazione studentesca Studenti Indipendenti aperta ai frequentanti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Professioni Sanitarie. Obiettivo dell’evento, quello di fare chiarezza sul fenomeno pandemico del momento. Oggi non si fa altro che raccontare un quadro della situazione complesso e soprattutto ambiguo dinanzi al quale l’indifeso fruitore della notizia non può che rimanere ancora più confuso. Ciò che desta più inquietudine è che la classe medica non mostra di avere un’unica e coerente linea di pensiero in merito all’arma di difesa contro l’influenza: il vaccino.
Sono intervenuti alla conferenza la docente di Igiene, Prof.ssa Germinario, il docente di Malattie Infettive Prof. Angarano, il pediatra Prof. Del Vecchio e il geriatra Prof. Solfrizzi. La prima questione esaminata è stata l’incidenza dell’influenza stagionale che in Italia conta 20 milioni di casi annui e 5000 decessi. L’influenza costa al Sistema Sanitario Nazionale in modo non trascurabile, non solo in termini di farmaci, vaccini, ricoveri ospedalieri ma anche in modo indiretto, sotto forma di congedi dal posto di lavoro.
Per ciò che riguarda il tanto chiacchierato vaccino, si è ricordato che ogni anno il vaccino antinfluenzale stagionale viene modificato in base alle variazioni del virus; quando queste variazioni sono minori si ha il Drift antigenico, nel caso in cui le variazioni siano maggiori si parla di Shift antigenico. Per comprendere cosa si intenda con il termine “variazione” è importante sapere che i virus influenzali presentano delle proteine esterne, in particolare il virus di tipo A (responsabile appunto dell’influenza A) ha 16 sottotipi di emoagglutinine e 9 di neuraminidasi.
L’uomo può essere infettato dal virus H1, 2, 3, il suino da virus H1, 3, 4 e gli uccelli acquatici da virus H1-16. Gli animali sono importanti perché in questi avviene lo shift antigenico. Esempio molto esplicativo si è osservato nel caso abbastanza recente dell’influenza aviaria. Nata in Asia, la cosiddetta “influenza dei polli” è insorta nelle regioni più povere del continente asiatico dove gli animali sono l’unica ricchezza della gente che quindi li tiene in casa, a stretto contatto tra specie diverse e soprattutto a contatto con l’uomo. Questa è stata la condizione predisponente all’insorgere dello Shift antigenico, ottenuto dall’unione del virus umano con il virus aviario e con quello suino, da cui è originata l’influenza H5N1 o aviaria che, quando furono osservati i primi casi, raccontano gli esperti, fece temere per una grave pandemia, considerando il suo 45% di mortalità. Il pericolo fu scampato quando si vide l’impossibilità di una trasmissione da uomo a uomo.
Appare purtroppo diversa la situazione che viviamo ormai dalla scorsa primavera, quando in Messico sono insorti i primi casi di influenza suina, il cui virus H1N1, che nell’uomo ha un periodo di incubazione di 48 ore, risulta essere trasmissibile tramite goccioline di saliva e i cui soggetti infetti sono contagiosi per un periodo di massimo 5-7 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. Il virus suddetto è inoltre labile in condizioni ordinarie, sensibile a 56°C per 30 minuti, a pH acido e sapone. Non si tratta quindi di un agente eccessivamente resistente ed inoltre non sono richieste straordinarie opere di disinfestazione per sconfiggerlo. È necessario invece arieggiare gli ambienti e lavarsi le mani di frequente e a fondo, ovvero insaponandole per almeno 20 secondi. La differenza di questo virus rispetto a quello responsabile dell’influenza stagionale è la sua capacità di trasmissione, espressa dall’indice di tasso d’attacco, 5 volte superiore alla normale influenza, che ha reso grave la pandemia.
Lo snodo maggiore della vicenda è rappresentato indubbiamente dalla questione vaccino. Il piano di vaccinazione varato lo scorso 2 novembre dovrebbe interessare il 40% della popolazione italiana.
Nell’ordinario vaccino antinfluenzale stagionale sono presenti tre virus: due di tipo A, H1N1 e H1N3, e uno di tipo B. Tale vaccino è somministrabile in 3 forme diverse: split o a subunità, virosomiale e adiuvato.
È stata inoltre veicolata la notizia che il vaccino antinfluenza A possa dare come effetto collaterale la sindrome di Guillain Barrè o poliradicolonevrite, patologia del sistema nervoso che, al contrario, ha nel vaccino un fattore protettivo.
Il vaccino, distribuito dalla casa farmaceutica Novartis per assegnazione dell’Unione Europea, risulta essere un importante arma contro la contrazione del virus, ma soprattutto per evitare il contagio e, nel caso colpisca soggetti ammalati, per ridurne il tasso di mortalità.
Vincenza Colucci