Riportiamo di seguito un articolo del collega Matteo Gentile apparso oggi (16 ottobre) su Tarantoggi:
– MARTINA FRANCA – Una densa nebbia avvolge la città.
Un’atmosfera bruma e grigia da autunno inoltrato come non se ne vedevano da tempo. Figure spettrali emergono dall’oscurità. Braccia monche alzate verso il cielo, chiome tagliate e perse nell’oblio del nulla, in un silenzio irreale che sembra squarciato dalle urla di un dolore antico. Non è una pagina del “Signore degli Anelli”. E l’autore non è J. R. R. Tolkien. Non ci troviamo alla fine della Terza Era, nell’immaginaria Terra di Mezzo. No. Siamo soltanto nel terzo millennio, anno del Signore 2008, 15 di ottobre. E ci troviamo a Martina Franca, una volta definita come una ridente cittadina posta nel cuore della Valle d’Itria.
Bè, da ieri mattina è ancora meno ridente di quanto già non avesse perso questa caratteristica. Martina non è più la stessa. Anche da quando la furia cieca di enormi seghe elettriche, guidate non si sa bene da chi e non si capisce bene perché, si è abbattuta con ferocia e indiscriminata follia sugli antichi alberi che da secoli accolgono il visitatore che giunge a Martina dal capoluogo jonico o dalle terre circostanti.
Un bambino con il naso all’insù guarda con tristezza quel moncherino spaventoso che piange dolore e grida vendetta. «Speriamo che ricrescano», commenta con l’ingenua speranza dell’età. Non ci sarà il prode Frodo a vendicare l’affronto subito dal popolo dei grandi alberi. Ma qualcuno dovrà pagare questo scempio. Perché di ciò si tratta, di una profonda ferita che ha lacerato il cuore della città. Erano questi i provvedimenti che avrebbero dovuto salvaguardare l’incolumità dei cittadini?
Davvero era necessario arrivare a tale opera di abbattimento e di accanimento contro la natura? Ma dietro tutto ciò, c’è un crudele Sauron che vuole impossessarsi del potente Anello del Potere, o c’è la leggerezza e la superficialità di chi ha portato a termine un compito in maniera diversa da come gli era stato commissionato?
Servirebbe adesso l’intervento della Compagnia dell’Anello, dei Nove compagni in grado di ristabilire se non altro la verità e di evitare che la strage continui.
Il sindaco Franco Palazzo ha comunque comunicato di aver bloccato proprio ieri mattina l’abbattimento degli alberi (che era in corso già da due giorni dinanzi alla chiesa di Cristo Re), dichiarando di aver preso la decisione anche sulla base di un colloquio avvenuto martedì sera con il responsabile del Wwf locale, Pino Caramia, che si era recato al Comun per esprimere (giustamente) le notevoli rimostranze per quello che stava accadendo.
«Ad originare il caso – fa sapere lo staff del Sindaco – era stata la caduta di un albero il 28 giugno scorso, proprio nella zona della chiesa di Cristo Re. Una relazione tecnica comunale, che accompagnava il provvedimento di giunta comunale dell’8 settembre scorso, faceva riferimento all’episodio di giugno e ad un altro del 2006 e sottolineava la pericolosità, per l’incolumità pubblica, di alberi nelle zone citate oltre che in viale della Sanità e in villa Garibaldi e proponeva la sostituzione dei pini da abbattere, con altro tipo di alberi a foglia caduca». Sulla scorta di tale relazione, la giunta comunale aveva deliberato, l’8 settembre, «di dar mandato alla struttura tecnica di prendere ogni provvedimento a tutela dell’incolumità pubblica».
Il Sindaco, bloccando l’abbattimento degli alberi, ha chiesto ai tecnici comunali responsabili di segnalare quali altri alberi possano considerarsi, a loro giudizio, pericolosi per l’incolumità pubblica. «Prima di procedere a qualsiasi operazione – conclude il Sindaco – il parere dei tecnici comunali verrà confrontato anche con quello di esperti di botanica».
La profonda ferita, purtroppo, resterà per sempre. Anche perché, se dietro tutto ciò ci dovesse essere l’interesse del Sauron di turno, davvero sarebbe il caso che si cominciasse a dare un segnale forte.
Seppur piccolo, ma significativo. E chi ha sbagliato, che paghi. Ma davvero.
Matteo Gentile
Fonte: Tarantoggi