“Il matrimonio segreto” di Cimarosa inaugura il 45° Festival della Valle d’Itria – Lo Stradone

“Il matrimonio segreto” di Cimarosa inaugura il 45° Festival della Valle d’Itria

È il capolavoro di Domenico Cimarosa Il matrimonio segreto l’opera inaugurale della 45a edizione del Festival della Valle d’Itria dal titolo “Albori e bagliori. Napoli e l’Europa: il secolo d’oro”. Il debutto di martedì 16 luglio alle ore 21 nell’Atrio del Palazzo Ducale rappresenta anche un tributo a uno dei più grandi maestri del teatro italiano come Pier Luigi Pizzi, che ritorna a Martina Franca dopo i successi ottenuti con Francesca da Rimini del 2016 e con la Grande-Duchesse di Gérolstein del 1996. A Pizzi, per celebrarne i quasi 70 anni di carriera, sono stati affidati anche regia, scene e costumi della rarissima Ecuba di Manfroce, in scena il 30 luglio e il 4 agosto.

Tra i più alti esempi di opera buffa italiana, il dramma giocoso in due atti di Cimarosa, è proposto a Martina Franca nell’edizione critica a cura di Franco Donatoni, edita da Casa Ricordi, su libretto di Giovanni Bertati, nella versione rielaborata da Michele Spotti, Pier Luigi Pizzi e Carmen Santoro. La direzione dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, che inaugura quest’anno una nuova collaborazione con il Festival martinese, è affidata alla bacchetta di un giovane direttore in rapida ascesa come Michele Spotti, classe 1993. Il cast è composto da Marco Filippo Romano (Signor Geronimo), uno dei baritoni buffi di maggior talento oggi, già protagonista nel 2018 di Figaro su, Figaro giù…! (libera rivisitazione del Barbiere di Siviglia con la partecipazione straordinaria di Elio), Vittorio Prato (Conte Robinson), altro baritono di comprovata esperienza belcantista, e da giovani di straordinario valore, sia vocale sia teatrale, come Maria Laura Iacobellis (Elisetta), Benedetta Torre (Carolina), Ana Victoria Pitts (Fidalma) e Alasdair Kent (Paolino). La cornice creata da Pizzi sarà quella di una raffinata commedia di ambientazione sofisticata: in scena è riprodotto un appartamento arredato con preziose opere d’arte contemporanea, e i protagonisti indossano abiti eleganti e alla moda, selezionati dalla collezione della sartoria Latorre, uno dei marchi pugliesi più ricercati di oggi, protagonista delle sfilate milanesi. Il disegno delle luci è curato da Massimo Gasparon.

«Il matrimonio segreto è molto ben costruito – dice Pier Luigi Pizzi. Mi sono divertito a lavorare sulla drammaturgia e sul clima musicale scegliendo una narrazione che togliesse l’opera dalla naftalina. Fortunatamente questo tipo di commedia consente un’ambientazione nel presente. La vicenda ha di per sé qualcosa di folle: un conte si presenta per sposare una ragazza, ma le preferisce la sorella, che però non lo vuole, così finisce per sposare quella che gli era stata destinata. Fin dall’inizio dell’opera sappiamo già che Paolino e Carolina si sono sposati e questo crea una specie di suspense, perché il matrimonio resterà appunto segreto fino in fondo».

«Ho voluto nobilitare il personaggio del Signor Geronimo – prosegue il regista – un padre ricco e borghese, con smania di escalation sociale, che vuole per le figlie sposi blasonati. Ne ho fatto quindi un gallerista d’arte moderna, esponente di una classe che cerca di elevarsi intellettualmente. Sulle pareti di casa vedremo esposte opere molto riconoscibili, di Fontana, Burri o Schifano, destinate a un ricco mercato, perché rappresentano uno status symbol: un’opera di questi autori, in una collezione privata, significa spesso un rilevante conto in banca».

«Pizzi – afferma il direttore artistico Alberto Triola –, maestro del teatro italiano, legato a Martina Franca da lunga amicizia, sta vivendo una sua seconda giovinezza: in quest’ottica è da leggere il suo impegno nei due spettacoli al Palazzo Ducale, volto a trasformare il medesimo spazio e impianto scenico per due opere di carattere molto diverso, nel più schietto spirito dell’arte scenica e dell’immaginazione creativa. Napoli è fin dal Settecento una capitale della cultura e della musica – conclude Triola – in un’Europa che era già “unita” nel segno della musica italiana, della lingua italiana, dei compositori italiani. Il capolavoro di Cimarosa e tutte le altre opere scelte hanno così un legame con Napoli e raccontano la parabola di un’epoca d’oro per la città campana: da Porpora a Vinci, da Cimarosa a Manfroce, dagli splendori della scuola napoletana ai suoi ultimi bagliori per arrivare all’Ottocento inoltrato e ai riverberi malinconici e sorridenti che l’operetta di Offenbach riesce a cogliere per raccontare una Napoli orami mitizzata, dove il can-can viene sostituito dalla tarantella e l’eruzione del Vesuvio corona la festa musicale».

Oltre al Matrimonio segreto e a Ecuba, il cartellone di quest’anno è arricchito anche dall’Orfeo di Porpora, da Coscoletto di Offenbach nel bicentenario della nascita del compositore francese – entrambe prime italiane – e dal consueto appuntamento dell’“Opera in masseria”, che quest’anno si fa itinerante in cinque fra gli spazi più belli del territorio. Intorno alle opere, come sempre, un programma intenso di concerti, incontri e iniziative, cui si aggiunge nel 2019 l’omaggio a Paolo Grassi, personaggio chiave del mondo culturale italiano del Novecento, oltre che figura determinante nei primi anni del Festival martinese.

L’inaugurazione del 16 luglio sarà anche la prima occasione di presentazione di alcuni dei nuovi sponsor del Festival della Valle d’Itria: la première del Matrimonio segreto è sostenuta infatti da Maldarizzi Automotive, che festeggia i 40 anni di attività con la sua presenza alla serata più glamour della manifestazione martinese esponendo le auto Mercedes-Benz all’ingresso di Palazzo Ducale. Come detto, l’eleganza sarà anche in scena con gli abiti firmati dalla sartoria Latorre che ha vestito i protagonisti dell’opera di Cimarosa.

Tutto il Festival sarà inoltre accompagnato da Rolex, principale inserzionista della 45edizione.


Il matrimonio segreto

Rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1792, Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa (Aversa 1749 – Venezia 1801) è fra le poche opere buffe ad entrare nel repertorio dei teatri europei, almeno sino alla prima parte del Novecento, affascinando artisti come Stendhal, Goethe e Nietzsche. Oggi raramente eseguita, è però considerata uno dei mirabili esempi della Scuola Napoletana settecentesca, di cui Cimarosa – insieme a Piccinni e Paisiello – è uno degli esponenti più noti. La vicenda di Paolino e Carolina, giovani sposi segretamente uniti in matrimonio, e degli altri personaggi porterà a un vorticoso susseguirsi di intrecci tipici dell’opera buffa.

Dopo i quattro anni trascorsi a San Pietroburgo presso la corte di Caterina II, di ritorno verso Napoli, Domenico Cimarosa fece tappa a Vienna, dove il 7 febbraio 1792 va in scena al Burgtheater Il matrimonio segreto, cogliendo subito il successo che da allora gli ha ininterrottamente garantito un posto privilegiato nella storia dell’opera ancor più che nel repertorio regolarmente frequentato dai teatri di oggi. Grande effetto suscitò l’opera nell’imperatore in persona, che l’aveva commissionata: secondo un aneddoto, dopo aver festeggiato con tutti i protagonisti della serata, Leopoldo II ne avrebbe preteso un bis integrale, congedando gli esausti artisti solo a notte fonda. Il capolavoro di Cimarosa rappresentare la summa dell’immagine dell’intero Settecento: epoca dell’equilibrio perduto, una precaria miscela di moderazione e ragionevolezza, di vibrante sensualità e di uno sfuggente e indecifrabile chiaroscuro emotivo. NelMatrimonio segreto si ritrova un perfetto schema geometrico e musicale: sei personaggi distribuiti equamente tra tre voci maschili (due bassi e un tenore) e tre femminili (due soprani e un mezzosoprano).


Pier Luigi Pizzi

Regista

Nato a Milano nel 1930, inizia appena ventenne la carriera di scenografo e costumista, dopo una formazione di architetto. Nel 1977 debutta come regista al Teatro Regio di Torino con Don Giovanni di Mozart. Da allora ha firmato centinaia di produzioni teatrali nel principali teatri e festival di tutto il mondo. Come Art Director ha fatto cinema e televisione. Come architetto ha curato l’allestimento di musei ed esposizioni d’arte.

Ha ricevuto riconoscimenti e premi, tra i tanti: Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana, Commandeur de la Legion d’Honneur et Officier des Arts et des Lettres in Francia, Commandeur du Merithe Culturel del Principato di Monaco. Nel 1987 ha inaugurato il Wordham Center di Houston con Aida di Verdi, nel 1990 l’Opera Bastille di Paris con Les Troyens di Berlioz, il Teatro delle Muse di Ancona con Idomeneo di Mozart, la riapertura del Teatro alla Scala di Milano con Europa riconosciuta di Salieri.

È stato Direttore Artistico dello Sferisterio Opera Festival di Macerata, da lui fondato, dal 2006 al 2011. Particolarmente lungo e significativo il rapporto con i Teatro alla Scala, la Fenice di Venezia, l’Opera di Roma, il Maggio Fiorentino, il Rossini Opera Festival. Al Festival della Valle d’Itria ha partecipato con La Grande-duchesse de Gérolstein di Offenbach e Francesca da Rimini di Saverio Mercadante.


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