I muretti a secco della Valle d’Itria candidati a patrimonio Unesco – Lo Stradone

I muretti a secco della Valle d’Itria candidati a patrimonio Unesco

Foto dal web

I muretti a secco, come i trulli, sono strutture identitarie della Valle d’Itria. Ci raccontano il passato, di come i nostri progenitori hanno lavorato la terra per renderla fertile e ospitale, e ci indicano un percorso per il futuro, tra agricoltura, turismo e manifattura di qualità. “Per questo motivo – dice il parlamentare On. Gianfranco Chiarelli – esprimo soddisfazione dopo che la Commissione italiana per l’Unesco ha aderito alla candidatura multinazionale della “Tecnica dei muretti a secco” in agricoltura.  La candidatura ha come capofila Cipro, e trova come partner Grecia, Italia, Spagna, Francia e Svizzera”.

Gianfranco Chiarelli

In Italia i muretti a secco caratterizzano i confini di aree agricole e turistiche esclusive come le Cinque Terre, la Costiera Amalfitana, Pantelleria, e, in Puglia, il Salento e la Valle d’Itria.

“E’ necessario sostenere la battaglie per il riconoscimento dei muretti a secco come Patrimonio Unesco – dice Chiarelli – così da poter ottenere anche dalla Regione risorse per la ricostruzione degli stessi. Perché è evidente che la difesa e la valorizzazione di un patrimonio pubblico non posso essere sopportati esclusivamente dai privati. Allo stesso tempo è necessario riprendere un percorso mai sviluppato sino in fondo per ottenere il riconoscimento di Patrimonio dell’Unesco per l’intera Valle d’Itria, come è già accaduto per esempio per i trulli di Alberobello e per Langhe e Roero, territori della provincia di Cuneo noti per la qualità del vino e per la bellezza delle colline”.

La Valle d’Itria ha la possibilità di percorrere la stessa strada, perché presenta le stesse bellezze che caratterizzano le Langhe.

“Sono convinto – dice ancora Chiarelli – che la prossima amministrazione comunale di Martina Franca  e il prossimo sindaco debbano impegnarsi per raggiungere tale traguardo. Solo così si porranno porre nel territorio le basi per costruire un piano di sviluppo che tenga conto delle eccellenze agroalimentari, del manifatturiero di qualità e dell’identità  ed esclusività dei luoghi”.