Non sappiamo quando, dove e come moriremo. – Lo Stradone

Non sappiamo quando, dove e come moriremo.

Riportiamo di seguito il messaggio della Quaresima di S.E. Mons. Benigno Luigi Papa, Arcivescovo Metropolita di Taranto.

La vicenda di Eluana Englaro, alla quale abbiamo di recente assistito, ha posto dinanzi ai nostri occhi e molto di più dinanzi alla nostra coscienza la domanda sulla vita e sulla morte. Abbiamo tutti compreso che morte e vita sono cose serie.
Noi sappiamo quando, dove e come siamo nati, ma non sappiamo quando, dove e come moriremo. Siamo grati a tutti coloro che, con i loro studi ci hanno prolungato gli anni di vita, anche se con questo non ci hanno reso necessariamente più felici, perché la certezza della morte, con le sue domande, resta.
Il fatto che il Parlamento sia oggi doverosamente chiamato a legiferare su alcuni aspetti giuridici relativi alla fine della vita nel tempo non mi appassiona molto. Vorrei soltanto che le risoluzioni giuridiche che verranno date siano rispettose della vita umana e del carattere di Mistero che essa possiede. Per quanto mi riguarda, ci tengo soltanto a morire in pace con Dio, con gli altri e con la mia coscienza.
Ma come vogliamo vivere la nostra vita nel tempo? Che fare della vita che ci è data in dono?
Il tempo – che va dal mercoledì delle ceneri alla celebrazione della Pasqua e che la Chiesa chiama quaresima – risponde agli interrogativi esistenziali prima indicati. Facendo sue le parole con le quali Gesù incomincia la sua missione – «convertiti e credi al Vangelo» – la Chiesa fa a tutti una proposta di vita. Pur essendo espressa con due verbi, essa si riassume in una sola indicazione: accogliere Gesù come Salvatore e Maestro di vita, mettersi al suo seguito, camminare sulle sue tracce e condividerne il destino.

Per tutti i cristiani, che hanno ricevuto il dono della fede, la quaresima diventa così una preziosa opportunità di verifica del livello di autenticità di essa e, nello stesso tempo, un momento di crescita spirituale nel progressivo cammino di trasfigurazione della nostra vita per renderla quanto più possibile simile a quella di Gesù.
Per tutti coloro che cristiani non sono oppure, anche se battezzati, vivono nella indifferenza religiosa o ai margini della comunità cristiana, ma hanno a cuore la propria vita e si interrogano con serietà su come spenderla al meglio, rivolgo il mio paterno invito a prendere in considerazione la proposta di Gesù che la Chiesa ci ripresenta. La problematica religiosa è ineludibile e la proposta di Gesù merita doverosa attenzione.
A tutti – cristiani, non cristiani o semicristiani – propongo, in questi quaranta giorni, una lettura meditata del Vangelo secondo Marco. Essa ci farà scoprire o riscoprire cosa voglia dire mettersi al seguito di Gesù. Sono convinto che una tale riscoperta coinciderà con il ritrovato gusto della vita umana che allora è vita piena quando saprà essere dono di amore agli altri.

Benigno Luigi Papa
Arcivescovo Metropolita di Taranto