Lottare per la vita. Convegno alla Cittadella della Carità – Lo Stradone

Lottare per la vita. Convegno alla Cittadella della Carità

– TARANTO – Proseguono le celebrazioni del Ventennale della Fondazione San Raffaele Cittadella della Carità, fondata dall’Arcivescovo Mons. Guglielmo Motolese ed oggi presieduta dal Sac. Prof. Luigi M.Verzè.
Un nuovo importante appuntamento si svolgerà giovedì 30 ottobre 2008, alle ore 18.00, nell’ Auditorium della struttura, con la presentazione del libro: “Lottare insieme per la vita. Il pronto Soccorso e la buona sanità”, scritto dal dr. Michele Carlucci, Primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
La serata sarà aperta dal Direttore Generale della Fondazione, dott. Vito Santoro; seguiranno le relazioni dello stesso autore, dr.Michele Carlucci, e del Presidente della Croce Rossa di Taranto, On.le Domenico Maria Amalfitano.
La pubblicazione presenta numerosi spunti di riflessione relativi al funzionamento del Pronto Soccorso, alle competenze e relative capacità professionali dei medici che vi operano nel suo interno, all’organizzazione sello stesso, al rispetto del paziente e della sua dignità. In nessun luogo, come nelle stanze di un Pronto Socccorso dove vita e morte si rincorrono ad ogni istante, si avverte la necessità di dare un volto pienamente umano alla medicina, di essere costantemente vicini alle esigenze ed alle sofferenze del paziente.
L’obiettivo di un Pronto Soccorso- scrive il dr. Carlucci- è un obiettivo di emergenza, quello di salvare la vita e riportare il paziente in condizioni di sopravvivere. Il testo che sarà presentato illustra anche le caratteristiche che un buon medico di pronto soccorso deve avere e che sono: “decidere, comprendere, comunicare”. Il medico deve cioè agire sulla causa immediata, visibile, per giungere a stabilire, attraverso la diagnosi, la causa vera, non visibile della emergenza, comprendere la diagnosi esatta e decidere il tipo di azione necessaria per portarlo sulla via della guarigione, per comunicare infine con il paziente e stabilire con lui un rapporto di compassione e vicinanza, affinché sia chiaro che il percorso intrapreso da entrambi insegue la stessa meta.
Il tutto senza mai dimenticare l’umanità, “caratteristica che spesso la medicina moderna, – scrive Carlucci – con le sue esasperate specializzazioni rischia di ignorare, di soffocare, trascurando il concetto di malato inteso nella sua interezza.”
Un incontro che realizza pienamente la mission della Fondazione, curare al meglio il malato senza mai dimenticarne il volto, nel rispetto della sua fragilità e della sua dignità.

Ufficio stampa
Gabriella Ressa