Su La7 il dramma di Taranto: la diossina. – Lo Stradone

Su La7 il dramma di Taranto: la diossina.

Taranto è una città che vive grazie alla sua industria siderurgica. All’Ilva lavorano infatti 13mila operai più quelli dell’indotto.

Ma Taranto è una città che vive praticamente dentro l’industria siderurgica . Le colline di carbone e di ferro, materia prima per fare l’acciaio, sono a pochi metri dalle case del quartiere Tamburi . La gente vive immersa nella polvere.

A Taranto oltre alla più grande industria siderugica d’Europa, l’Ilva, c’è anche una raffineria, un cementificio e un inceneritore.

Secondo le stime dell’ARPA Puglia l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, il sistema industriale di Taranto ha scaricato sulla città 170 grammi di diossina in un anno, mentre le emissioni dichiarate dall’Ilva al registro INES nel 2005 si attestano a 93 grammi.

Il totale delle diossine dichiarate al registro INES da tutti gli impianti industriali italiani nel 2005 è stato di 103 grammi, il che significa che 93 grammi su 103 è solo la fetta di inquinamento del siderurgico di Taranto.

Dalle rilevazioni fatte dall’ARPA tra il 2003 e il 2006 a Taranto questi inquinanti sono presenti in livelli elevatissimi rispetto alle altre città d’Italia.

Infine l’allarme diossina, scattato ad aprile scorso dopo che l’associazione Peacelink ha fatto analizzare un formaggio prodotto da un’azienda agricola locale, in cui è stata trovata una concetrazione di diossina superiore a quella tollerata per norma di legge.

Sulla base dei controlli a tappeto effettuati dal Dipartimeto di prevenzione dell’Asl di Taranto , si è quindi deciso di procedere all’abbattimento di 1200 pecore.

Secondo i medici a Taranto i tumori aumentano più che nel resto d’Italia, ma fino ad oggi la paura di perdere i posti di lavoro ha frenato un intervento deciso delle istituzioni. Ci sarebbe un 30% in più di leucemie acute, mielomi e linfomi, ma perché il dato possa essere definito statistico servirebbe un registro tumori.

A Taranto però non c’è un registro tumori.

Il caso Taranto mette in risalto un’altra anomalia italiana. Sulle diossine il nostro legislatore ha indicato come parametro massimo un livello almeno cento volte superiore al consentito in Europa. Solo il Friuli Venezia Giulia si è adeguato ai parametri europei.

Infine ci sono le sentenze della magistratura. Sui parchi minerari, le collinette di polvere di ferro e carbone attaccate alle case, nel 2005 la Cassazione si è espressa confermando la condanna di primo e secondo grado nei confronti dei Riva, proprietari dello stabilimento.